mercoledì 25 marzo 2009

Un modello di riferimento per tanti italiani

Se ci fosse stata un opposizione, durante gli anni di governo in cui questa ha esercitato il proprio potere, avrebbe di sicuro votato una legge sul conflitto d’interessi, ma come sappiamo ciò non è mai avvenuto. Ed è per le stesse spinte (P2, ex-democristiani, socialisti o amichetti vari) che quando erano al governo, qualcuno provò a proporre una delle leggi che molti parlamentari avrebbero immediatamente approvato, ma che a causa della posizione geografica e politica in Europa, non hanno potuto portare a termine. Una di queste è la legge antiweb di Levi-Prodi, che è citata addirittura su wikipedia. Poi c’ha provato un altro che al governo non stava, a dimostrazione di come sono tutti della stessa "compagnia", ovvero D’Alia dell’UDC. L’UDC è un partito allucinante di quattro gatti, che ha voti essenzialmente in Sicilia (regione in cui i vari “don” ancora comandano), e dalla cui isola arrivano sul suddetto partito essenzialmente notizie giudiziarie.
I nostri politici smaniano, si sentono eccitati, attratti, hanno voglie stuzzichevoli, il loro modello di civiltà è di una luce intensa, li illumina come una luna in una notte serena, vorrebbero afferrarla ma non riescono mai a toccarla. Eppure, oggi che le vecchie vie non sono più in uso, arrivare in Cina è un gioco da ragazzi, raggiungerla una questione di poche ore, ma c’è sempre questa maledetta Europa, ci sono sempre quei pazzi del Nord America con le loro teorie assurde sulla libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di stampa. Allora buttiamoci verso la Russia! Ma la Cina è meglio della Russia. Nella terra di Putin i giornalisti sono costretti ad ammazzarli, ma il web rimane per lo più immacolato. In Cina invece no, stanno più avanti. E’ quello un modello di riferimento per tanti uomini di potere italiani, ineguagliabile: "Magari potessimo fare le stesse condanne a morte che fanno in Cina!” commenterebbero in tanti. “Perché lì non dicono niente se la gente non ha libero accesso all’informazione?” penserebbero altri. La terra del comunista Mao ha finalmente spopolato anche tra i detrattori del comunismo, una sfilza di miscredenti che per anni hanno infangato russi e cinesi, e sono andati avanti nella loro carriera da sottosviluppati con lo spauracchio comunista, e che adesso guardano e si aprono al modello cinese: un sistema giusto che nobilita il genere umano e lo fa espandere al di fuori dei confini della scienza e dell’arte.
Ma purtroppo la Cina non è l’Italia, ancora devono passare anni prima che il governo italiano, o il Re, possa finalmente eliminare, con lo schioccare delle dita, non solo YouTube, ma tutto il web; non siamo pronti per poter finalmente agire come la stragrande maggioranza di una certa tipologia di persone vorrebbe: la terra della muraglia sta un passo avanti a noi, ma per adesso non la raggiungiamo. Ma non disperiamoci: tra i nostri politici che non fanno parte del PdL (comunque per non esser da meno l'attuale governo si sta attrezzando) , ci starà sempre qualcuno pronto per limare strumenti scomodi come YouTube, i blog, i forum, e il web in genere. E se qualche cinico provocatore in teoria può azzardare l’ipotesi che censurare YouTube non ha molto senso perché tanto la maggior parte dei video, e degli utenti, lì presenti, sono il frutto di una cerebrocondizione indotta o volontaria e dell’indifferenza, la risposta è presto data: ci potrebbe essere sempre qualcuno non omologato, come d’altronde stanno, che potrebbe, a causa di connessione neurali più complesse, influire negativamente sul resto degli users. Insomma, come il governo cinese insegna, è meglio tagliare tutto che non correr il rischio di trovarci davanti scomode verità difficilmente rintracciabili e cancellabili, o ancora più grave, il rischio di lasciar troppo spazio di pensiero ai “cervelli connessi”, lasciarli liberi di interpretare e giudicare, di staccarli per un attimo dai soliti prodotti cerebrolesivi che molti uomini di potere vorrebbero diffondere a tutto il genere umano.

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