martedì 3 marzo 2009

La "maggioranza" a Che Tempo Che Fa

Alla fine Endemol è Endemol. E Fazio è Fazio. Un personaggio simpatico e intelligente (come gran parte dei presentatori) che però alterna "finti stati" di sottomissione e sudditanza, ad atteggiamenti risibili e quasi infantili. E’ chiaro, naturalmente, che sono comportamenti fittizi, fanno parte del personaggio, e non di rado sono anche divertenti e pungenti, ma di sicuro il grado ti tollerabilità e piacere, scema proporzionalmente nel momento in cui queste movenze sono rivolte a personaggi, dal mio punto di vista, squallidi e mediocri. Quando invece il presentatore incontra personalità di rilievo artistico e culturale, mantiene quella parvenza di purezza che fa divertire, e condisce un intervista che altrimenti potrebbe risultare noiosa. Ma dove sta allora il fattore Endemol? Beh, di sicuro nell’artificiosità del programma: come in tutti prodotti berlusconiani, la sporcizia e la finzione non hanno limiti: appiattire il degrado al pari dell’eccellenza è un qualcosa di orrendo, che va contro i canoni di una pulita analisi intellettuale degli avvenimenti e della realtà. In questo weekend la trasmissione del terzo canale RAI ha dato esempio di ciò, e non parlo dell’intervista a Franceschini, avvenuta caso strano (ma giustificabile) pochi giorno dopo l’elezione da capo del PD, parlo dell’intervista con un elemento la cui storia personale, in un paese dell’Europa civile, lo avrebbe fatto relegare al massimo come consigliere comunale in un comune di provincia, ma che qui nello stivale è divenuto nuovamente ministro: Pisanu. Basta leggersi una biografia su wikipedia, oppure scrivere “Pisanu P2” nel campo di ricerca di Google, per rendersi conto di che precedenti politici abbia. Adesso è presidente della “Commissione Parlamentare Antimafia”, ecco perché il buon Fazio lo chiamava appunto “presidente”, ma siamo ormai rassegnati che i titoli onorari difficilmente si alienano dal personaggio a cui sono stati assegnati anche per una sola ora.
Questo weekend l’ex ministro ha fatto un discorso serio e realmente umano, ha mostrato una certa propensione all’accoglienza nei confronti della diversità e degli immigrati, ha difeso la libertà della persona nei confronti di uno Stato invasivo, ha criticato in un certo senso il suo collega Maroni per quanto riguarda le ronde, ha mostrato d’essere una persona illuminata e moderata. Ma allora il fattore Endemol dove sta? Perché queste illazioni sulla P2 e sul suo passato politico? Il cosiddetto fattore Endemol è il preludio per goderci un intervista fatta di applausi scroscianti, anche a fronte di banalità trite e ritrite che chiunque sarebbe in grado di ribadire se fosse intervistato in un contesto politico; applausi anche alla minima “minchiata”, come se a parlare fosse il Papa o un premio Nobel: mancavano solo le ristate finte alla Ricci (Striscia la Notizia e affini) per fare la zuppa completa. Altro fattore è la durata: non so se sia per mancanza di ospiti, ma 21 minuti di ordinarie e insipide riflessioni, mi sono sembrati veramente eccessivi. Per quanto riguarda le illazioni sulla politica e la P2, gli spunti che supportano la mia tesi non sono certo mancati, delle lucette che se spiattellate al di fuori della trasmissione, sarebbero state notate anche da un cieco, piccoli passaggi che fanno percepire e trasudare un complesso sistema ideologico e umano, che in realtà tanto complesso non è. Di seguito alcune frasi estrapolate:
“Le emozioni ci dominano, tra queste la paura”
“Dovremo, mediamente, importare 300000 paia di braccia”
Domanda: “Crede che ci sia per il nostro paese un pericolo di ritorno a fasi che, insomma, tanto vorremo dimenticare, intendo quelli degli scontri sociali, della violenza?”
Risposta: “Temo di si. Perché le difficoltà economiche creano disagio sociale. Il disagio sociale accende inevitabilmente la conflittualità, e nelle zone di conflitto normalmente s’inseriscono gruppi eversivi con l’obbiettivo di dirottare le forme più legittime di protesta (*) verso esiti eversivi, e questo, come dire, questa è quasi una regola, perciò ci dobbiamo preparare a fronteggiare difficoltà come queste, tenendo conto che non c’é oggi unità tra le organizzazione sindacali, e questo è un male.”
Le conclusioni, eccetto naturalmente per questi spunti sopra citati, sono chiare: far apparire una maggioranza non omogenea, dove le anime più moderate possono tenere a freno le spinte più passionali, passioni che agli occhi di molti non sono del tutto sbagliate, soprattutto se supportate da media che amplificano ogni minimo “rumore” di pericolosità e azione, e se oggi è Pisanu, domani sarà Gasparri, o Fini. Immaginate adesso questo tipo di politica, in una trasmissione col target di “Che Tempo Che Fa” (di sicuro non lo stesso del Grande Fratello), un pubblico che magari è anche disattento, e coglie solo un esteriore parvenza di normalità, di democrazia, di progresso. Ma adesso c’è solo una domanda che verrebbe spontanea: quanto è responsabile Endemol di ciò? Quanto sono responsabili la RAI e gli autori? Sono solo illazioni, o c’è della verità?

(*)Per questo si stanno studiando leggi che limiterebbero i diritti di sciopero?

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