giovedì 31 dicembre 2009

Top10 siti più cliccati: Cina e Iran

Ecco la Top10 di un mese di traffico web (i siti/domini più cliccati) in Cina ed Iran.

In Cina sono presenti:

4 portali (il banco vince)
3 motori di ricerca
1 sito di vendite online
1 social network (stile facebook)
1 sito di sharing video



In Iran sono presenti:

4 siti per la pubblicazione e creazione di blog
2 portali
1 motore di ricerca
1 social network
1 enciclopedia libera (Wikipedia)
1 gioco online



CINA:

1#
Baidu.com
baidu.com

2#
QQ.COM
qq.com

3#
Google
google.cn

4#
sina.com.cn

5#
taobao.com

6#
Google
google.com

7#
网易Yeah邮箱
163.com

8#
sohu.com

9#
kaixin001.com

10#
youku.com
www.youku.com


IRAN:

1#
Google
google.com

2#
Yahoo!

3#
blogfa.com
Blog Provider

4#
MihanBlog
Powerful Weblog Service

5#
Blogger.com
blogger.com

6#
Tabnak.ir
tabnak.ir

7#
Cloob.com
Iranian Virtual Society

8#
PersianBlog - پرشین بلاگ
- First persian weblog service

9#
Wikipedia
wikipedia.org
An online collaborative encyclopedia.

10#
Travian.ir




(Dati aggiornati al 31/12/2009)

Repressione in Iran... ma non solo

Un Iran dispotico potrebbe essere definito come un luogo non ameno per lo sviluppo del mondo. Tutte le dittature sono un rigetto del mondo. Una “stranezza” che affonda le proprie forze nella violenza e nelle armi.
Forse i media stanno spingendo il “problema Iran” per allungare una mano verso lo stato di Israele, o per paura che una potenza come quella iranica diventi un elemento di squilibrio nel contesto mondiale e specialmente in quello d’oriente (un nuovo Saddam), o forse perché è davvero un peccato che una nazione così, con una storia che è centrale nel mondo al pari della sua posizione geografica, sprofondi in un baratro distruttivo (anche per il resto del mondo). Purtroppo l’Iran è solo un tassello nel puzzle delle dittature (non si sa se è tra le più dure visto che ci sono ancora manifestazioni e blog). Spesso gli omicidi, i liberticidi e le sopraffazioni “animalesche” di tanti altri regimi vengono trascurati, o vengono trattati solo di rado. Il caso più eclatante è la Cina: la dittatura più grande del mondo. Sono rari e sporadici, ma tutti importanti e fondamentali, gli articoli che ci arrivano dal Turkestan Orientale o dal Tibet (metà di quella Cina occupata militarmente); sono copiose e odiose le notizie sulle condanne a morte; così come incredibili per la loro semplicità (analisi elementare della realtà) le notizie di censure sul web e fuori. Poi ci sono tutti gli altri paesi dell’asse sino-sovietico: Vietnam, Birmania, Nord Corea, ecc… Una massa informe di color rossastro. Spostandoci dall’altra parte troviamo il Sud America, l’Africa e qualche altro paese asiatico o europeo: tutti sotto la stessa bandiera del degrado della civiltà umana e sociale. Attualmente la priorità viene data all’Iran, ma la vecchia Persia è solo la prima di una lunga serie.
Le dittature, anche se nei metodi possono a volte risultare complesse (dipende essenzialmente dalla tecnologia e dalla cultura, tra l’altro sviluppate maggiormente in contesti di libertà e progresso), nelle mire sono semplici ed elementari: feromone, cioccolata, petrolio, cemento ed armi. Le democrazie sono leggermente più complesse, e analizzarle, senza ricorrere a pregiudizi e limitazioni, è cosa non facile. Una critica deve essere ponderata, realista, non può prescindere da tutte le forze in gioco, e soprattutto deve tendere a migliorare ciò che già esiste. Nell’ambito di una dialettica di questo tipo, in un confronto costruttivo con un'altra persona, non bisogna mai dimenticare un quesito che giustamente e normalmente emergerebbe, con l’ipotetico interlocutore che direbbe pressappoco così: “Non devi lamentarti e dire che vivi in un paese pseudo o poco libero anche se democratico, perché ci sono posti, vedi l’Iran, dove non puoi esprimere le tue idee, dove non puoi proprio lamentarti” La risposta alla suddetta massima è presto detta: “Se sono nato in un paese democratico, se vivo in un paese democratico, se ho respirato democrazia per tutta una vita, è logico che il mio modello di riferimento socio-politico è direttamente proporzionale allo status in cui ho vissuto, se fossi nato in una dittatura mi accontenterei delle poche libertà a cui posso mirare, ma stando in un determinato contesto cercherò di apportare miglioramenti in quel contesto stesso, insomma: studiare il passato mirando al futuro”.

domenica 27 dicembre 2009

Changes?


E’ iniziato un anno. Il cambiamento, anche se nel quadro dei bisogni, non di rado diviene un processo di trasformazione lento. Un cambiamento s’è palesato nelle stanze ovali di Washington. Una boccata di informazione s’è avuta col trattare argomenti scomodi al premier. Ancora c’è un mare per poter iniziare a vedere qualche verità sui media, sul conflitto di interessi, sui monopoli.
Qualche tempo fa apparve su Repubblica un articolo che “gioiva” alla diffusione di alcuni libri “proibiti” in Nord Corea, ed erano accennati dei passi di George Orwell, preso a modello come libero pensatore nel contesto bolscevica e comunista: pareva quasi che 1984 fosse stato scritto per i comunisti e contro i comunisti (strano che su Focus lo stesso scrittore britannico venne definito “comunista”). Mancavano, nelle citazioni, dei passi forse importanti, mentre stavano citate alcune righe riguardanti un libro di storia per bambini, e la relazione tra la figura del Grande Fratello e il Partito (espressamente associato da Repubblica al partito comunista). Insomma, voler citare Orwell, significa farlo diventare comunista o anticomunista: questa è l’unica soluzione eccezion fatta per l’eliminazione totale (rogo) dei suoi libri. Ma ecco cosa probabilmente si son scordati di scrivere:

“Da qualche parte stavano i cervelli pensanti, rigorosamente anonimi, che coordinavano il tutto e fissavano le linee politiche che imponevano di preservare, falsificare o distruggere un determinato frammento del passato.”
“Vi si producevano giornali-spazzatura che contenevano solo sport, fatti di cronaca nera, oroscopi, romanzetti rosa, film stracolmi di sesso e canzonette sentimentali composte da una specie di caleidoscopio detto ‘versificatore’. Non mancava un’intera sottosezione (Pornosez, in neolingua) impegnata nella produzione di materiale pornografico”
“Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano i loro orizzonti.”
“Le bombe-razzo che cadevano tutti i gironi su Londra erano probabilmente sganciate dallo stesso governo dell’Oceania ‘per mantenere la gente nella paura’ ”
“Su un piano concreto, comunque, la guerra coinvolge solo un numero esiguo di persone, per la massima parte truppe altamente specializzate, e causa perdite relativamente limitate. I combattimenti, quando ci sono, si verificano in località di frontiera la cui ubicazione è praticamente ignota all’uomo comune.”
“Nello stesso tempo, la consapevolezza di essere in guerra, e quindi in pericolo, fa sì che la concentrazione di tutto il potere nelle mani di una piccola casta sembri l’unica e inevitabile condizione per poter sopravvivere”.


Ecco il numero di Repubblica di oggi (27 dicembre 2009), il sunto di una quarantina di pagine (il resto sono spettacoli, tv, sport e cronaca locale):
Prima pagina, titolo CUBITALE: “Terrorismo, torna la paura sui voli”
11 + 1 pagine sono state dedicate al terrorismo e alle guerre, alla sicurezza del Papa, all’Iran e all’Afghanistan e alla loro cattiveria, ad Al Qaeda
9 pagine di pubblicità (a piena pagina)
7 pagine tra cronaca nera, meteo e gossip
4 pagine di curiosità (animali, vini, “Cortina d’Ampezzo e Madonna di Campiglio”)
3 pagine di politica: il riassunto delle riforme di Berlusconi, e un po’ di spazio al PD e “all’inciucio”
3 pagine di economia


PS
Di seguito la parte citata da Repubblica nell’articolo “Leggere Orwell a Pyongyang” del 28 ottobre 2009:
“Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi. Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Era inevitabile che prima o poi succedesse, era nella logica stessa delle premesse su cui si basava il Partito. (…) Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano avere ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro?”
Certamente Orwell prese come riferimento le tristi vicende sovietiche, ma se la Fattoria degli Animali è palesemente dedicata al famoso partito “dell’uguaglianza” e alle sue vicende, 1984 è un qualcosa di più, è un espansione del pensiero che si estende, e abbraccia il mondo, dalla nebbiosa Londra del 1800 alla fumosa Shanghai del 2099.

domenica 29 novembre 2009

No global: 10 anni normali e civili

Considerazioni su “No global, dieci anni dopo”: articoli comparsi in Repubblica del 29 novembre 2009, sui cosiddetti “no global” a 10 anni dalla cosiddetta nascita a Seattle il 30 novembre 1999.
Buoni articoli, ma incompleti.
Manca in primis tutto l’aspetto degli accordi sottobanco. Già la storia ci insegnò a considerare l’incendio di Roma come un attacco di Nerone verso le prime comunità cristiane, in modo da incolpare altri del proprio dolo: grazie al quale poté costruire, in perfetto stile Forbes, il suo castello d’avorio: la Domus Aurea. Negli articoli manca la realtà di una diarrea sotterranea che permea tante collusioni e interessi. Non bisogna mai sottovalutare, o escludere dalla storia attuale, le forze sotterranee, e non bisogna mai dimenticare che esistono accordi e operazioni celate ad occhi estranei, le attività segrete: uno dei più grossi limiti dei paesi cosiddetti democratici. Tanti testimoni hanno evidenziato (e queste sono notizie diffuse dai media ma spesso dimenticate) che durante il G8 di Genova sono state spaccate vetrine sotto gli occhi “vigili” di forze dell’ordine con le braccia conserte a pochi metri di distanza, oppure di black block che, dopo aver sfasciato qualcosa, andavano a confabulare con assembramenti dei tutori delle leggi repubblicane. Ci sono state anche inchieste sull’organizzazione della sicurezza pubblica, sulle dinamiche degli avvenimenti (un caso per tutti l’omicidio di Carlo Giuliani: essenzialmente dovuto ad una camionetta rimasta isolata e facile preda degli ”assalitori”), su come comportarsi e agire di fronte a quel mare voluminoso e variegato.
Inoltre negli articoli di Repubblica non è stato trattato il discorso della scelta di Genova, anche da un punto di vista urbanistico, come ospitante nel 2001: probabile comunque che sia stata solo una casualità l’organizzazione di un G8 come quello (ultima marcia “copiosa”, cosa che già si sapeva in anticipo, del popolo neoglobal) in un paese, l’Italia, che aveva appena eletto Berlusconi e il suo gruppo di vassalli, tirapiedi, fascistoidi e mafiosi; posto ideale, anche da un punto di vista storico, sociale e geografico (a metà tra Nord Europa e altro), per una repressione violenta in stile Sud America, un luogo non di rado plasmato da intrighi, media asserviti, società deviate (deviate dall’evoluzione umana) e anelanti golpisti mai soddisfatti di appartenere all’Homo Sapiens ma desiderosi di tornare ad un’età pseudo primitiva (perché probabilmente i cosiddetti uomini primitivi erano già più evoluti). Il G8 di Genova ha definitivamente creato in molte menti della società la relazione diretta tra “no global” e violenza: da lì in poi ogni manifestazione etichettata come “no global” è divenuta uno spazio "giornalistico" per far sapere all’opinione pubblica se ci sono state violenze da parte dei partecipanti, escludendo quindi le motivazioni profonde e vere della manifestazione stessa.
Manca poi tutto il discorso dell’attentato del 2001 al WTC, che ha stroncato ogni forma di elevazione mentale e umana, riducendo il tutto a buoni e cattivi, terroristi e difensori della libertà, incivili e civili. Attentato al seguito del quale si sono organizzate due guerre, si è spostata l’attenzione mediatica e molta gente ha iniziato ad essere formattata con nuovi dati (contemporaneamente allo sfacelo dei propri diritti e all’annientamento delle proprie risorse mentali).
In pratica un discorso sui 10 anni dei cosiddetti “no global”, senza considerare gli accordi segreti, il G8 di Genova e l’attentato dell’11 Settembre 2001, è un discorso leggermente carente e lacunoso, e anche se è fatto bene ed è ricco di verità rischia di essere un discorso a 270°.

venerdì 20 novembre 2009

L'acqua amara di Repubblica

Repubblica è uno di quei giornali che considera i propri lettori in diverse maniere: da una parte li vuole educare o, nella migliore delle ipotesi, informare, dall’altra li stima come una massa di handicappati utili solo a massimizzare i profitti.
Dopo che per giorni la notizia della privatizzazione dell’acqua già circolava, rimbalzava e si era fatta strada anche tra i titoli del TG3, Repubblica ha sorvolato sul fattaccio non dando spazio a un provvedimento così aberrante. Solo due giorni fa, mercoledì, quando il decreto blindato è arrivato in Parlamento, ha spiattellato in prima una bella foto con un bicchiere d’acqua, e un titoletto che rimandava a pagina 32: quella della sezione “Economia, Finanza e Mercati”. Ieri è andata un po’ meglio: anche se in prima non c’era nulla, ha dedicato un paio di pagine, occupate per due terzi da spazi pubblicitari, nella sezione “Economia e Politica”. Forse erano meglio le vicende sessuali del premier e le dieci domande, per il ritardo intellettivo, con le quali ha invaso l’Italia per mesi. O forse erano meglio 10 domande sul conflitto d’interessi, sui rapporti mafia-politica, sui diritti umani, ecc. ecc… Peccato: anche per i tanti bravi giornalisti che ivi lavorano.
Forse bisogna ricordare una cosa: se una Repubblica, una nazione, tradisce la verità, il progresso, i diritti, la libertà, sarà una povera monca indotta a bere acqua amara, nella quale sarà stata versata una buona dose di polvere presa direttamente dai più bassi strati del genio umano. Quindi un consiglio agli amici di Repubblica: se non volete spargere amarezza, gonfiore di fegati, avvizzimento del creato della mente, siate coerenti con la vostra missione principale (sperando che la secondaria, l’informazione, possa emergere) e smettetela di criticare (soprattutto sulle vicende sessuali) le vostre “pseudo” controparti: per primo Berlusconi.

giovedì 15 ottobre 2009

Il "Fatto del Giorno" su RAI2 dalle 14 alle 14,45

Il Fatto del Giorno è che una trasmissione che va in onda su RaiDue nel primo pomeriggio, e può esser solo il frutto del nichilismo e dell’appiattimento intellettivo. Certamente su Mediaset la situazione è peggiore, all’ encefalogramma piatto si aggiunge anche la cattiva qualità, ma purtroppo Mediaset è ancora in mano al cavaliere di Arcore e alla sua schiera si tirapiedi.
Nel programma sul Due ogni giorno c’è una domanda posta ai telespettatori, che grazie al telefono possono svolgere uno pseudo sondaggio, in diretta, su quelli che sono i fatti politici del giorno (o della settimana se si prolungano). Oggi la domanda era:

“I giudici in Italia svolgono un ruolo eccessivamente politico?”

I telespettatori avrebbero dovuto chiamare al numero a pagamento (classico esempio di parassitismo) e digitare 1 per rispondere “Si”, 2 per il “No”. Non bisogna esser un filologo per intendere la faziosità di una domanda del genere, basta togliere al quesito la parola “eccessivamente”; è con essa che tutto il concetto assume un significato più netto, più radicale: si presuppone, insomma, che già esista nei giudici un orientamento politico, e che a volte questo risulti “eccessivo”. Ecco come sarebbe stata la proposizione senza quell’avverbio: “ I giudici in Italia svolgono un ruolo politico?”Già di per sé una domanda in mala fede, ma che con l’aggiunta di “eccessivamente” rafforza la faziosità, la doppia faccia che in questo caso dovrebbe spianare, nelle menti degli italiani, la strada per la riforma della giustizia tratta dal programma P2.
Nel “Fatto del Giorno” domande così maliziose sono la normalità, sono quotidiane, sono il frutto delle direttive di rete, del governo Berlusconi. Ogni giorno tempestano il telespettatore (la casalinga, il casalingo, i pensionati, le lavoratrici in pausa) con le loro domande piatte, schierate, dettate dai dictat di Palazzo Grazioli, ed è su queste che si gioca gran parte dell’interazione telespettatore-tv, e quindi anche dell’audience. Ma che razza di squallido teatrino hanno messo in piedi? Fare dei quesiti interattivi vuol dire elevarsi a imparzialità? Perché se qualcuno si pone il dubbio che “i giudici possano svolgere un ruolo politico” solo per il fatto di non esser accondiscendenti a re Silvio, allora ci sono tanti altri dubbi ai quali “Il Fatto del Giorno” (intenzioni celate al telespettatore ignaro) potrebbe dare una risposta, tipo:

“I ROM rapiscono i bambini?”
“Gli immigrati rubano il lavoro agli italiani?”
“I comunisti si mangiano i bambini?”
“Il PD è un covo di bolscevichi?”
“Di Pietro è violento nel linguaggio?”
“Santoro insulta perché prova gusto a farlo?”
“Il governo Berlsuconi sta governando bene?”
“Berlusconi è il miglior Presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni?”
“La riforma sulla giustizia è un bene per l’Italia?”
“La P2 è un organo funzionale alla democrazia?”
ecc…

Chiunque può sbizzarrirsi a formulare e inventare domande che nascondono tutte da una logica fondamentale: la faziosità, il vomito in faccia ai propri telespettatori (per la maggiore ignari e inconsapevoli, troppo distratti o troppo impantanati), il plasmare le menti con dei teatrini mascherati da talk show, il condizionare le priorità degli italiani attraverso domande interattive che pongono l’accento su dove gli autori, e i dirigenti incaricati dal Governo, vogliono che sia posta.

venerdì 9 ottobre 2009

Il significato di Striscia la Notizia


Non s’era mai visto che le veline bacchettassero uno stimato e noto giornalista della televisione italiana, eppure è successo. Quella di ieri è stata l’ennesima ciliegina sulla torta di letame che Mediaset accendeva per schiaffeggiare la cultura. Ma si sa, quello è un programmino (con parecchi milioni di telespettatori) dove facilmente, e non di rado, s’accostano senza pudore argomenti importanti e delicati a donnine mezze nude, cultura e informazione (o pseudo tale) a gossip e pupazzi con le ventose per stappare i cessi. Lo show delle veline che ripetevano il temino scritto dagli autori (o chissà, dallo stesso Antonio Ricci) è stata per certi versi un'ennesima conferma, ma che tipo di programma è?

POLITICA
Mettere sotto la gogna degli insulti gratuiti l’eventuale avversario (del sultano), tempestandolo di pseduo-satira (vi ricordate il “fù fù” di D’alema che si soffiava sui pugni a guisa di tic?), emettendo una mole possente di denigrazione. Ad esempio i frequenti richiami a Cosa Nostra quando (giustamente^^) si parla dell’UDC; l’etichettatura a “comunisti” dei politici della sinistra; l’etichettatura a “sinistrorsi” dei giornalisti che lo criticano; o i frequenti accostamenti tra il fascismo e i vari politici di AN.
Parlare di Berlusconi è invece un ridurre tutto alla sua calvizia e alle sue donnine (con tanto di sigla finale in cui s’inneggia a “papi” e belzebù). I rapporti con Craxi, le sue esperienze con Mangano e Dell’Utri, non sono mai esistiti, e se per uno strano caso ne hanno parlato, il tutto s’è ridotto a un paio di volte in un ventennio di trasmissioni quotidiane. Insomma: mai citare i rapporti passati o presenti tra attività strane e Forza Italia. Altro punto dolente, il conflitto d’interessi: probabilmente, ancor più di Mangano e Dell’Utri (visto che è lì uno dei tarli maggiori di questa democrazia), il tabù deve rimanere celato (parlano tanto di Emilio Fede ma il TG5 o Matrix con le ricette di nonna pina non li toccano).

INFORMAZIONE
Trattare argomenti seri. Soprusi ambientali e sociali, raggiri e truffe: il frutto comunque di uno stato delle cose da sottosviluppati e incivili (alla faccia della civiltà “occidentale”). Certo!, è tutto bello. Ma considerando la periodicità di questi intermezzi d’informazione, alternati a donnine, trash televisivo, errori e papere, la zuppa si riduce a pochi spazi per volta. Questi pochi spazi servono per amplificare la risonanza di un determinato problema, per renderlo visibile a un grande numero di persone: un uso ammirevole del mezzo, ma che lascia il tempo che trova nel momento in cui si rimane in superficie, non si va a scavare nelle cause, il più delle volte collusioni varie, e rapporti ambigui tra istituzioni, cittadini e ambiti strani. Insomma: una volta su dieci diamo voce alle frustrazioni dei cittadini, ma non diciamo perché queste frustrazioni sono emerse. E anche quando lo si dice, sarebbe un po’ come svuotare in un laghetto un bicchiere d’acqua pulita col braccio sinistro, mentre col destro si continuano a buttare secchiate di merda.

VARIETA’-VERITA’-LOL?
Spesso ci si diverte anche. C’è pure quella vena di leggerezza che rende lo show guardabile nei momenti di relax, oppure mentre si mangia. Purtroppo, un po’ come per il discorso dell’informazione centellinata col contagocce, anche le risate sono rare, sembrano quelle a denti stretti della Settimana Enigmistica. Bisogna dire infatti che la professione di comico è diversa da quella di autore. Certamente gli autori di Striscia sono gente simpatica, con la verve creativa e divertente, ma tutto un altro discorso rispetto ai veri comici. Per non parlare della satira: sarebbe come paragonare il Po’ al Rio delle Amazzoni. Rimane, come suddetto, il velo della comicità, ma è così leggero da lasciare raramente il sorriso sulle facce delle persone anche dopo la sigla di chiusura. Insomma: i comici fanno i comici (alcuni satira, non a Zelig), gli autori fanno gli autori (pagati da Berlusconi&Co).

mercoledì 15 luglio 2009

Borromeo, Vauro e la Bignardi all'Era Glaciale

Il 16 luglio 2009, tra le 0:45 e l’1:25 (di sicuro un audience spaventoso...), è andato in onda uno di quei prodotti nei quali la presenza dell’intervistato è fondamentale a determinarne la qualità. Certamente è importante anche il conduttore, ma in questo caso la sua figura è stata per certi aspetti imbarazzante. E imbarazzante è anche poco.
Il prodotto in questione è il famoso pezzo, dell’Era Glaciale (su RaiDue), in cui la giornalista Borromeo e il vignettista Vauro sono stati intervistati dalla conduttrice Daria Bignardi. Il programma, registrato a maggio, fu bloccato dal direttore della rete Marano (in sintonia con la Lega) per motivi di par condicio, ma furono in tanti a sentire odore di censura. E difatti, vedendolo oggi, nelle parole degli invitati non sono risuonate grosse novità rispetto a quanto fu detto in quei giorni, ovvero le critiche al “Presidente del Consiglio” (nella vicenda della velina che festeggiò i 18 anni avendo come ospite il sultano). Altri nomi di politici o di partiti, eccetto che per un paio di brevi esempi sulla trasmissione "Annozero", non ne sono stati fatti, e il “Presidente del Consiglio”, carica istituzionale ai massimi livelli, non può restare scevro, almeno in una democrazia, da critiche sul suo operato (visti ad esempio gli utilizzi dei “voli di Stato”) e sulle sue dichiarazioni. E se paradossalmente si volesse trovare il pelo nell’uovo, se si volesse cercare come scusa alla censura la mancanza della controparte, in realtà la controparte c’era: era Daria Bignardi. Durante tutta l’intervista ha cercato di “ammorbidire” i giudizi sul premier, evocando addirittura la mancanza di Ghedini come difensore, e ha provato a smontare la tesi secondo la quale in Italia esisterebbe un regime nell’informazione: ed è su questo ultimo punto che s’è dilungata di più. Davvero un pessimo esempio di conduzione.
C’ha provato in tutte le maniere: dal cercare di “convincere” gli ospiti che la loro era una opinione personale, al parare i colpi della “verità” tentando di persuadere la Borromeo a non dividere i giornalisti in buoni e cattivi (cosa che ella non ha fatto), ma la ciliegina sulla torta è stata la solita pappardella che si utilizza generalmente per negare l’esistenza di una informazione “malata”: l’insulto agli elettori che si fanno plagiare da questo sistema mediatico. Peccato che nessuno abbia citato le relazioni di “Freedomhouse”, e peccato che nessuno abbia risposto che la gente non è stolta, cerebrolesa o ritardata, ma è più plausibilmente distratta, poco attenta alle faccende politiche nei suoi particolari, fiduciosa nei confronti dei giornalisti, dei media e dei politici. E ognuno deve prendersi delle responsabilità in ciò che fa e produce.

I cattivoni in Afghanistan

La notizia di fosse comuni in Afghanistan, dove sarebbero sepolti circa un paio di migliaia di taliban, è sicuramente una buona notizia. Infatti i taliban sono brutti e cattivi, sono terroristi, producono la droga che poi va a colpire di nostri giovani cittadini, che se fossero i soliti drogati comunisti nullafacenti se lo meriterebbero (meriterebbero anche i campi di lavoro), altrimenti è una cosa brutta e cattiva.
Le guerre sono così. Alla fine si riducono tutte all’esaltazione del concetto di genere umano, di uomo, all’apologia del progresso. Portano le persone a una condizione di esseri senzienti, dove è facile riconoscersi in un altro uomo, dove è possibile creare una situazione nuova, una realtà evoluta, tecnologica, di profonda cultura e benessere. E per fortuna che ci siamo noi: gli eroi della democrazia. E’ quello il nostro compito: fare in modo che l’Afghanistan e i taliban si convertano alla verità assoluta che portiamo e li offriamo senza nulla in cambio, anzi: lo facciamo perché noi siamo amanti della democrazia. In quelle terre sono brutti e cattivi ma, quando si deve portare la libertà, tutti aspettano il nostro intervento provvidenziale. Siamo solo noi che possiamo aiutare gli oppressi a portare il progresso. L’unico dictat è quello di sconfiggere quei taliban brutti e cattivi, quei puzzoni, quei nemici della libertà e del progresso: sono solo terroristi, e si sa che il terrorismo si sconfigge con caccia bombardieri, artiglieria e armi pesanti.

martedì 7 luglio 2009

Sentenza al processo Aldrovandi

Se non ci fosse stata la rete probabilmente l’omicidio Aldrovandi non sarebbe mai stato reso noto ai più. Sarebbe rimasto nascosto nelle memorie della famiglia. Sono accadimenti che nei paesi in via di sviluppo, del terzo e quarto mondo, sono all’ordine del giorno, ma in una terra che vuole slanciarsi verso la tecnologia, verso il progresso, verso la cultura, non sono concepibili. La famiglia del giovane fa bene ad essere soddisfatta, per quanto la morte di un figlio, in quella maniera per giunta, è difficile da sopportare; una condanna, in questo caso, è un indicatore di colpevolezza, ma basta proiettarsi con la “fantasia” per immaginarsi altri scenari. Come ad esempio: quale sarebbe stata la condanna se quattro giovani avessero pestato a morte un membro delle forze dell’ordine? Se quattro extracomunitari avessero ucciso a bastonate un poliziotto? Sarebbero stati condannati a “tre anni e mezzo” di carcere? E chi pagherà la dignità lesa di tanti appartenenti alla pubblica sicurezza che hanno nella loro mente un’idea di giustizia, di concordia, di progresso e di cultura? Chissà! Sono interrogativi ai quali non si avrà risposta nei prossimi anni.
Intanto nelle democrazie i contestatori stanno provocando la democrazia stessa. In Cina, in Iran, bande di violenti black block e terroristi, chi perché dice che abbiano rubato alle elezioni, chi per altre inutili scuse, hanno manifestato scontrandosi con i tutori dei governi e dei loro amici, dimostrando una cosa sola: che sono contestatori violenti, giustamente soppressi, e spesso ammazzati a colpi di armi da fuoco. Il perché protestano anche a costo della propria vita? Perché non hanno nulla da fare, sono drogati, hanno solo voglia di far caciara, spaccare qualche auto e vetrina, sono i soliti: dal Sud America all’Asia, dall’Africa all’Europa, chi scende in marcia, chi protesta e contesta, lo fa solo perché non ha nulla da fare, ha solo voglia di sfasciare qualche vetrina.

sabato 4 luglio 2009

I festini porno danno voti all'UDC

La situazione italiana sta raggiungendo i livelli medi (il massimo è generalmente nei paesi del quarto mondo) di declino. Non è difficile rendersi conto di come il pacchetto sicurezza appena approvato ponga le basi per un inizio, un nuovo incipit che ha come obbiettivo l’equiparazione del sistema sociopolitico arabo-saudita a quello occidentale. Se tanti osservatori esteri criticano la situazione italica, se tanti liberali adesso si stanno chiedendo dove andremo a finire, ecco che una “nuova” voce si alza (in maniera quasi impercettibile) a difesa della libertà e della tolleranza: il Vaticano. Anzi, no! Non è il Vaticano! Il Vaticano tace. Non si vuol far sentire come invece è successo altre volte. Sa che dopo aver fatto eleggere questa combriccola, con appoggio diretto e indiretto, è meglio far parlare qualcuno dei suoi senza però esporsi a critiche di Stato che sarebbero rischiose in un ottica di affari (come ad esempio l’ICI o le scuole private). E’ una situazione allucinante, soprattutto perché i “cattolici” (naturalmente solo una parte di essi) solo adesso hanno capito come venivano gestite le varie feste che si tenevano (o si tengono) nei vari palazzi del sultano. E se l’indice di gradimento sta calando proprio in quel gruppo che in una certa qual misura s’é consapevolizzato, risulta evidente che quei voti andranno in una minima parte all’IDV e PD, e in una massima parte all’UDC. Stendere un velo pietoso sulle dinamiche e sui precedenti dei tanti dell’UDC (a cominciare da Cuffaro) sarebbe un gesto di inconcepibile leggerezza, in quanto una persona seria sicuramente andrebbe a fondo nelle ricerche, cercherebbe di capire chi è l’UDC, dove stava prima (a destra con Casini presidente della Camera), dove sta adesso (a sinistra, o all’opposizione), quali personaggi ruotano intorno a quel partito.


PS
Se qualcuno volesse avere delle delucidazioni, sul web c’è qualche info interessante:

Google

Oppure basta andare alla puntata di “Passaparola” dell’11 maggio 2009, e cercare la parte relativa all’UDC:

"Passaparola" di Marco Travaglio

domenica 31 maggio 2009

G8 sicurezza: analisi

Ieri, al TG3, hanno parlato dell’incontro del G8 sulla sicurezza, tenutosi a Roma, e hanno esposto gli argomenti trattati: terrorismo, pirateria, immigrazione, sicurezza informatica e pedopornografia.
Se i volesse tentare un analisi di codesti argomenti, sotto una luce storica, razionale e mnemonica, ecco cosa verrebbe fuori.

Terrorismo: Nerone accusò i cristiani di aver incendiato Roma, e grazie a queste accuse ha potuto condurre un’efferata persecuzione verso la “nuova” fede. Con l’avvento del cristianesimo, nel periodo medioevale e post-medioevale, ci furono degli uomini che mettevano a repentaglio le “dinamiche sociali”: ovvero eretici e streghe. Grosse persecuzioni e roghi furono i risultati.
Poi, saltando nel millennio, ci si troverebbe in pieno ‘900, dove nella Germania nazista alcuni tedeschi spaccavano le vetrine dei negozi, anche grazie all’ausilio di bombe, e accusavano gli ebrei.
In seguito, nel nuovo millennio, grazie all’11 Settembre, sono state create delle guerre: quella in Iraq e quella in Afghanistan: zone di petrolio, gas, oleodotti e gasdotti.

Pirateria: la pirateria, essenzialmente quella somala, deriva da condizioni disperate di vita nelle coste del corno d’Africa: in teoria bisognerebbe spendere soldi per creare una condizione migliore nell’esistenza di migliaia di uomini. Sembra anche che le protezioni alle navi servano per reggere i traffici di petroliere, porta container e navi da crociera: insomma, il problema rimane come tutelare i propri business, non di certo la legalità.

Immigrazione: gli immigrati servono, sono fondamentali per un Europa, ma anche per un Italia, del futuro. Ma servono come schiavi, non come esseri umani e cittadini dotati di diritti e doveri, integrati nelle comunità, tutelati nella salute, nell’istruzione e nella sicurezza. La parola d’ordine sembrerebbe: chiudere le frontiere e lasciar entrare solo elementi utili per il lavoro forzato e sottopagato.

Informatica: tutelare le lobby. Far in modo che pochi cantanti e/o attori commerciali, pochi produttori e/o registi, possano ingrossarsi senza misura e senza contegno a discapito del libero scambio di contenuti multimediali. Far in modo che la cultura di massa (in perfetto stampo pseudo sovietico rivolto al consumismo liberal-economico) sia l’unica fonte di intrattenimento per popolazioni poco rivolte alla libertà di pensiero, e molto indirizzate verso un ignoranza atavica, e a una passività intellettuale derivante dal commercio dell’arte e della cultura.
Stretta e morsa su blog, forum e siti: ad esempio in Italia ci hanno provato tutti, da destra (D’Alia, UDC) a sinistra (Levi-Prodi), l’obiettivo sembra il cercare di metter bastoni tra le ruote al libero scambio di idee e pensieri, alla circolazione di informazioni.

Pedofilia: anche se sembrerebbero giuste attenzioni (come lo sarebbe anche il terrorismo), in realtà è un argomento che non viene trattato in maniera scientifica (psicoanalitica e sociale). Si tende a non distinguere, almeno dalle notizie dei media, chi produce materiale, chi lo detiene, chi lo diffonde, ecc… La pedofilia è certamente una condizione molto variegata, che ha che fare con la psiche umana, con la sua educazione, con la sua socialità: ecco perché c’è da domandarsi: ma i politici del G8 sono tutti psicologi, educatori e sociologi?

Ecco l’analisi. Ed ecco i lavori di alcune persone che vorrebbero realizzare un mondo in stile “1984” di George Orwell: ci provano sempre perché a loro conviene così. Ma ecco cosa si legge dal National Geographic di Giugno:

“L’aumento dei prezzi è il segnale più evidente del fatto che la domanda sta superando l’offerta, che insomma non c’è più cibo a sufficienza. E colpisce soprattutto i più poveri del pianeta, quel miliardo di persone che spende dal 50 al 70% del reddito per il cibo.”

giovedì 21 maggio 2009

Pubblicità FIAT, e le fabbriche di morte


Le pubblicità della Barilla sono sempre state un concentrato di patetici luoghi comuni e squallidi teatrini. Fenomeni socio-mediatici per eccellenza, ritraggono la solita famiglia felice che dovrebbe ammaliare il consumatore, dovrebbe farlo anelare ad acquistare prodotti mentalmente associati a un idea di felicità, sicurezza e benessere. Anche la FIAT s’è buttata in questo campo. E se da un lato, con l’Alfa Romeo, pubblicizza un modello di sportività, velocità, di forti accelerazioni ed emozioni (alla faccia della sicurezza e dell’ambiente), dall’altro, con la FIAT, propaga la famiglia felice attorniata da tanti bei “bimbi selezionati”, utilizzati come oggetti intorno ad una macchina “bella e pulita”, che fanno disegni e s’immaginano l’auto che “va doppia” (ancora non si capisce bene se abbiano utilizzato doppiatori adulti per far parlare i bambini). Questi sono i modelli pubblicitari più squallidi, patetici e meno creativi che possiamo trovare. C’è da dire che la multinazionale fabbrica torinese non è l’unica ad effettuare promozioni di questo tipo, ad utilizzare i bimbi, o a spingere sul pedale della famiglia felice, ma le ultime trovate dei pubblicitari, con la famosa canzone dello Zecchino d’Oro (Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo), hanno raggiunto l’apogeo dello squallore pubblicitario, ecco perché vien da dire: chi si è fatto illudere da quelle promozioni è un patetico, o una vittima delle menzogne.
La FIAT, che nella pubblicità sfrutta i bimbi per la sua corsa all’ottimizzazione dei profitti, sarebbe veramente da condannare, così come sarebbero da condannare i loro prodotti di morte: sistemi di locomozione a combustione interna, e finché ci saranno motori a combustione interna, l’ambiente non sarà mai salvato. La combustione interna significa petrolio e gas: ovvero lobby, oleodotti, guerre e missioni di pace, sistemi autoritari e corruzione; e quando si propongono nuove alternative, come l’olio di colza, la popolazione, la terra, l’agricoltura, la fame, viene sminuita e violentata per far in modo che una massa informe di milioni di elementi, chi col SUV, chi con la Ferrari, chi con la Punto, possa scorrazzare felicemente e inconsapevolmente sporcando, sfruttando e distruggendo il mondo.
E che dire degli incidenti stradali? Si è mai vista una promozione pubblicitaria che si focalizzi principalmente sulle dimensioni ridotte (eccetto che per le city-car), sulle basse prestazioni o su motori placidi e tranquilli?
E per l’ambiente cosa hanno fatto le fabbriche d’auto? Oltre a spingere per costruire strade e autostrade, hanno mai spinto per la realizzazione di stazioni e ferrovie? Esistono pubblicità di auto che promuovono i mezzi pubblici o l’uso delle biciclette? Nessuna. I fabbricanti di auto promuovono solo la morte dei loro prodotti di morte, i loro beceri motori a combustione interna (sistema che risale a qualche secolo fa), le loro bugie e la loro cultura di distruzione e di perenne corsa ai CV e alla potenza: una cultura d’annientamento per le persone e per l’ambiente. Ecco perché, fin quando i costruttori di morte, tra cui FIAT, parleranno ancora di motori a combustione interna, di CV, di accelerazioni e velocità, di grandezza, bisogna considerare la loro filosofia, la loro vita, come una defecazione, un vomito che il progresso umano e scientifico hanno prodotto a discapito della vita, della terra, dell’ambiente.

martedì 19 maggio 2009

Chiambretti Night, Mills e Berlusconi


I problemi giudiziari di Silvio Berlusconi, relativi al caso e alla sentenza dell’avvocato Mills, non sono venuti come un qualcosa di inaspettato e improvviso, si conoscevano già con un margine d’anticipo. Naturalmente la macchina mediatico-propagandistica s’è subito messa in moto per aiutare, almeno nei concetti, il padre di Mediaset.
Il Chiambretti Night potrebbe essere il vincitore del premio “MDT, Migliore Defecazione Televisiva”. Di certo non è dovuto al fatto che ieri era presente Ricucci, che incarna il modello italiano proposto dal sovrano, ma essenzialmente per la qualità pessima di un prodotto che è una versione satirica e d’intrattenimento di Matrix, che a sua volta è la versione Mediaset di Porta a Porta. L’utilizzo di Ricucci, nel suddetto contenitore televisivo, è stato un modo per poter ricordare agli italiani un concetto molto semplice: “Gente furba che si vuole, o si è, arricchita: fate quello che volete! Finite pure in carcere! L’importante è che alla fine abbiate ancora i vostri milioni nascosti, e una gnocca sempre a fianco.” E in effetti, a fianco dell’ex “palazzinaro”, c’era la moglie fresca fresca di un calendario su Max, con tanto di foto con tette e chiappe da fuori.
Il Chiambretti Night è sempre stato propenso a diffondere i modelli berlusconiani: il suo programma è infatti pieno di veline, calciatori, e Vip televisivi. La scenografia suadente e moderna, le luci e le musiche, i temi trattati, e non per ultimo l’orario, lo destinano a un target di post adolescenti che hanno bisogno di sentirsi vivi con quella mandria di esseri che bazzica nello show, ovvero un teatrino della cultura moderna proposto anche da Ricci con la sua sequela di programmi: Striscia la Notizia, Veline, Scherzi a Parte, ecc… La diffusione della cultura berlusconiana-pidduista, italica-mafiosa e corrotta-sottosviluppata, avviene per modelli ben definiti, per linee guida da seguire e far seguire ai telespettatori. Era dunque logico che ieri ci sarebbe dovuto essere un milionario carico di vicende giudiziarie alle spalle, con una gnocca a fianco, e con un futuro di affari, barche, gite al billionere, ville, e tanto sollazzo. Bisognerebbe adesso considerare il sovrano, che non solo ha tutto questo, ma ha dalla sua un altro fattore molto semplice e al contempo rilevante, estraneo al “palazzinaro”, che tutti i leccapiedi e sottoposti ripetono nello stesso coro: le decine di magistrati che hanno indagato, o indagano, su di lui, sono tutti di sinistra.

mercoledì 13 maggio 2009

L'UDC, Casini e Berlusconi (PdL)


Ieri, a Ballarò, Di Pietro ha fatto delle dichiarazioni che raramente si possono ascoltare dai politici italiani, dichiarazioni che in tre parole portano alla luce la realtà dell’Italia, le ombre di Silvio Berlusconi. Per la precisione ha definito il suo modello come: “razzista, pidduista e fascista”. Probabilmente ci si sarebbe aspettati che gli uomini del sovrano, presenti alla trasmissione, fossero corsi immediatamente in soccorso del proprio leader, parandolo dalle accuse che l’ex PM rivolgeva con tanta disinvoltura e realismo, ma in realtà è intervenuto qualcun’altro, qualcuno che fino a un paio d’anni fa era culo e camicia (ovvero alleato) con l’attuale primo ministro, qualcuno che ha approvato, col suo partito, leggi ad personam, leggi razziste (come la Bossi-Fini), leggi liberticide. Se non ci fosse Casini nell’UDC, probabilmente quello strano partito, che un giorno sta a destra un altro a sinistra, non esisterebbe più. Casini è la faccia pulita dell’UDC, è il viso da bravo ragazzo che la casalinga di Voghera vorrebbe come vicino di casa, è la voce che il “family man” vorrebbe sentire per riempirsi di qualunquismo e buonismo (finalizzato al nulla).
Casini ieri è stato l’unico, visto che Cota e Quagliarello non avevano argomenti, a difendere concretamente Berlusconi e il sistema P2-Media-Politica da quegli attacchi. Attacchi fondamentali, critiche che fanno luce sulla vera forza del monarca. Non è facile che un politico se ne esca con la P2 o col paragonare lo spirito berlusconiano allo spirito razzista, così come non è facile sentire dai media la vera causa delle vittorie di quei personaggi al governo: ovvero il controllo dell’informazione, il lavaggio continuo dei cervelli per far largo ad una sottospecie di intrattenimento, i TG fatti di cronaca nera, gossip, ricette di nonna pina, viaggi e meteo. E se Di Pietro si era comunque limitato a dire che Berlusconi, oltre ad avere uno spirito fascista e razzista, controlla tv e giornali, il disappunto di Casini è servito per evidenziare una cosa sola: l’UDC fa finta opposizione, sembra far parte del gioco piduista e razzista che infanga l’Italia nel sottosviluppo, è un partito creato per poter fare (nelle speranze dei suoi creatori e iscritti) da ago della bilancia tra PD e PdL, acquisendo così tanto potere con poca fatica, che nella concretezza politica è rivolto e alleato al PdL.

Tattiche anti-DiPietro

Cota (Lega Nord) e Quagliarello (PdL) hanno mostrato chiaramente la tattica di difesa nei confronti di Di Pietro, o meglio: la tattica d’attacco. Per farsi un idea di quale metodologia sia più giusta nei confronti dell’ex PM, basta guardarsi e studiarsi Striscia la Notizia. In quel programma, non di rado, hanno deriso e canzonato Di Pietro affidandosi esclusivamente alla dialettica spartana, e spesso “mangia parole”, del leader dell’IdV.
Queste tattiche sono studiate a tavolino, ma è probabile che siano il frutto della spontaneità e della mancanza di argomenti da porre sul piano delle discussioni. Insultare, invece di rispondere con argomenti seri, è generalmente una tattica che il sovrano, e la sua schiera di sottoposti, utilizza per far fronte alle verità incontestabili che gli avversari politici (quando non sono collusi anch’essi) portano avanti nei dibattiti.
Di Pietro è l’unico politico, o quanto meno l’unico in tv, che in Italia, almeno per oggi, non sottovaluta la P2, e non di rado sciorina il problema del conflitto d’interessi, puntando il dito contro un’informazione malata e dei prodotti “culturali” proposti dai media per creare una massa informe di zombie, per pompare degli spauracchi ai quali gli zombie stessi posson aggrapparsi. Anche ieri, a Ballarò, i nostri amici del PdL, quando si sentivano le critiche serie, non si sono tirati indietro dall’accusare Di Pietro di utilizzare un incomprensibile “vocabolario di-pietrese”, di fare della caciara, di scherzare su argomenti seri, insomma: poiché non avevano argomenti per controbattere, l’unica tattica era quella del dileggio, dello schernire, dello sminuire le tesi dell’ex PM; una squallida messa in scena alla Striscia la Notizia, senza capo né coda; un teatrino che dimostrava, eccetto per chi ha pregiudizi, quanto le verità si combattono non tanto con le menzogne, ma quanto più con gli sberleffi e il dileggio.

giovedì 7 maggio 2009

La popolarità del sovrano

Nella repubblica delle banane, e non solo, i partiti più moralisti, quelli per la famiglia, contro le droghe, per la sicurezza, per il nazionalismo, coincidono coi partiti più sottosviluppati, più menzogneri: mafiosi, pregiudicati, collusi, affaristi, ignoranti e mal odoranti propagatori del nulla. La mandria continua a lavar cervelli attraverso i media con notizie inutili e poco importanti per il futuro.
Questo blog ha forse commesso l’errore di sottovalutare gli aspetti familiari del sultano, ha considerato poco produttive per il progresso delle notizie così, le ha criticate, anche quando venivano dalle cosiddette fonti d’opposizione. Tutta la stampa avversa al monarca, chi più chi meno, ha infatti colto la palla al balzo su questa faccenda, l’ha spinta, ne ha fatto un cavallo di battaglia per qualche giorno, al contrario dei cloni (TG1-TG5) che l’hanno sminuita e l’hanno in un certo modo censurata. Ma l’errore del non sottovalutare queste informazioni, può esser smentito da un paradigma molto semplice: agli italiani non interessano gli aspetti personali del re, lo giustificano, lo perdonano, agli italiani (ma non solo) interessano il calcio, le scommesse, le brum brum, e le gnocche mezze nude in tv alle otto di sera. Ecco perché è molto probabile che tutta questa storia, e può esser che questo blog sia stato nel giusto, non abbia scolpito minimamente la popolarità del sovrano, anzi!, è probabile che abbia addirittura aumentato i suoi consensi. Poi non ci si scordi il teatrino di Porta a Porta, dove Vespa ha subito accolto la propaganda del re attraverso quella nauseante ed inutile trasmissione (come d'altronde Matrix): tre ore in cui il gran monarca non solo ha scaricato le sue colpe sulla sinistra e sulla ex-moglie, robe da bambino di sei anni che incolpa gli altri delle sue marachelle, ha potuto anche sciorinare tutti gli argomenti che nell’oggi attirano popolarità: il terremoto, la febbre suina, la FIAT, gli interventi economici, insomma: propaganda allo stato puro, 100% totalitarismo mediatico (non c’era una controparte politica), delle immagini (a cui ormai siamo abituati) che ci si aspetterebbe di trovare in Nord Korea, non certo in Europa.
Europa, vecchia Europa. Modello per comunisti, extracomunitari, negri, rom, ebrei, musulmani, drogati e omosessuali. Il nuovi modelli, quelli che a cui maiali e cani anelano, sono Cina, Russia e Bush: mettetevelo bene in testa.

domenica 3 maggio 2009



I problemi di casa sultano interessano a tutti. Dopo che ci siamo sorbiti quella messa in scena della first lady che si lamenta del marito dongiovanni, adesso il divorzio è sulle prime pagine. Anche la cosiddetta informazione di sinistra (TG3 o Repubblica), che in realtà sono solo berlusconiane moderate, sta cavalcando quest’ennesimo episodio squallido e trash della vita pubblica italiana. Con poco rispetto per i propri utenti, i media devono instillare la loro piatta essenza di morte… morte cerebrale. Non si può sentire qualcosa di utile e fruttuoso per il progresso, critiche costruttive per produrre sviluppo, dobbiamo sorbirci le vicissitudini di veline e leccapiedi, di finte lamentele e finti divorzi. Tutti argomenti che, come Striscia la Notizia ci insegna, non fanno altro che rafforzare la popolarità del sultano, gli danno visibilità, lo portano, nel bene o nel male non ha importanza, sulla bocca di tutti gli italiani. Ma anche se non fossero tattiche pianificate e fosse tutto il frutto di una squallida realtà, ma che razza d’informazione è questa? Perché gli italiani devono sorbirsi questa specie di squallido gossip da fognatura? Perché deteriorare la dignità umana, l’intelligenza dell’homo sapiens? Chissà. La realtà comunque obbliga a distaccarsi da certe forme di bestialità mediatica, esige un discernimento tra ciò che può portare frutti maturi, a ciò che porta solo escrementi tossici.

Ancora maiali

I media che parlano di maiali sono qualcosa d’eccezionale. “Ma com’è possibile?”...potrebbe chiedersi qualche acuto osservatore. Com’è possibile accennare ai propri finanziatori ed editori? Com’è possibile che facciano luce sulle proprie guide? Su loro stessi? Infatti, come volevasi dimostrare, le maialate con cui stanno lavando cervelli in quest’ultimi tempi non sono altro che l’ennesima diarrea con cui vogliono condizionare i propri utenti. Per un giornale, per una tv, per una radio, nella maggior parte dei casi,l’importante non è produrre un’informazione di qualità, quindi scevra da ogni condizionamento nell’imposizione di bugie, spauracchi e lacune, l’importante è creare una massa informe pronta ad esser plasmata dalle zampe dei maiali.
Son passati ormai diversi giorni dall’esplosione dell’ipotetica pandemia, e fin ora solo un “occidentale” è morto: un bambino di pochi anni, e si sa che i più deboli fisicamente nel contrastare malattie e influenze sono purtroppo proprio anziani e bambini. Ancora oggi stanno cercando di diffondere varie notizie inutili e non hanno capito, o meglio, non vogliono far capire, che per adesso non ci sarà nessuna pandemia, nessuna epidemia si diffonderà nel momento in cui esiste un contrasto adeguato dal punto di vista sanitario. Avessero utilizzato il proprio tempo per dei servizi giornalistici su cause importanti, su problemi che provocano svariati morti per infarto o cancro, avessero realizzato reportage per inquadrare meglio la realtà degli incidenti stradali, ma nulla. Hanno solo sparato una sequela di defecazioni in perfetto stile suino, dimostrando l’ennesima volta che prodotti schifosi riescono a propinare, quanto i propri utenti siano, volenti o nolenti, una massa informe che predilige notizie inutili e sguazza nell’ignoranza, di come possano trascurare reportage e informazioni utili per il bene di tutti, a fronte di un porcile che accoglie amichevolmente chiunque possa portare latte e sterco alla fattoria.

martedì 28 aprile 2009

Uomini, maiali e media

Ecco un nuovo pericolo: per fortuna i media ci aiutano a capirlo e sconfiggerlo. Maiali, maialoni. No, non sono i maiali della fattoria patronale coi loro decerbrati cani da guardia, tutti quelli già li conosciamo, sappiamo quali prerogative hanno, quali danni operano. Questo pericolo riguarda i maiali cattivi che infettano l'uomo: quell’essere superiore. Ma come è possibile? I maiali, una specie così inferiore, che segue solo impulsi e istinti, che attua comportamenti offensivi verso gli elementi più deboli, quella specie aberrante che s'ingozza e pasce piacevolmente sollazzandosi nel fango, quella specie immonda che regola la propria socialità attraverso strutturazioni gerarchiche costantemente attive in ogni forma d’interazione con gli elementi della stessa specie, insomma: com’è possibile che dei maiali possano contagiare anche noi esseri perfetti?
Dopo l'aviaria, ecco la suina.
Avranno ragione i media a pompare a più non posso questa paura? Sicuramente si: i media hanno sempre ragione. E non bisogna dare retta se qualcuno dice che tutti gli italiani, e forse tutti i cittadini europei, hanno più probabilità di morire di cancro, o d’infarto, che non di influenza maiala. Ad esempio, solo in Italia, i 150 morti messicani s’ottengono in 10 giorni d'incidenti stradali: e non sono solamente neopatentati e guidatori sotto l'effetto di sostanze psicotrope, come dicono i media nella loro informazione suina, ma sono tutti coinvolti in questo gioco mortale, nessuno escluso. Tutte queste speculazioni sono però il frutto dei suini che operano contro gli uomini. Naturalmente ai maiali non interessano questi argomenti, non è una prerogativa creare auto leggere, sicure e più piccole: ai maiali interessa sguazzare nel fango, ingrossarsi a più non posso, e infettare noi esseri superiori. I maiali pensano di pensare. Non riescono a concepire e analizzare la realtà se non hanno una guida considerata più intelligente, un punto fermo al quale possono aggrappare i propri "processi logici". Creare prospettive più razionali e meno lesive nei confronti dell'ambiente e della sicurezza, fa parte, per fortuna, del DNA umano; fa parte di un gruppo di vertebrati che utilizza le proprie facoltà cerebrali seguendo le vie più floride, cercando di trovare un senso nelle dinamiche sociali, nei processi naturali. Ma i suini questo non lo sanno. I maiali sono così retrogradi nello sviluppo d’aggrapparsi e spendere tutta la propria vita seguendo delle luci colorate, son gioiosi e godono d’avanti a degli specchietti, a stento sanno chi sono. E' una parte della natura che, per loro sfortuna, non gusterà mai le prodezze del pupone, non troverà mai piacere nell'indossare allo zampone una struttura cristallina formata da atomi di carbonio, non si prostrerà nell’adulazione davanti una brum brum che da 0 a 100 arriva in 10 secondi: poveri pazzi, maiali pazzi. Nel mondo la stragrande maggioranza dei maiali segue le vie dell'irrazionalità, delle pulsioni, delle sovrastrutture mentali; sono costruttori di un mondo triste, un mondo bianco e nero, un mondo sporco simile a un deserto senza vita, un mondo peggiore basato sulle sopraffazioni e sulla forza fisica. Ecco perché il nostro futuro è contro i maiali. Sarà un futuro fatto di tanti bei gol, tanti bei TG e giornali, e tante belle brum brum che bruciano tra le proprie lamiere tanto buon carburante, che da 0 a 100 arrivano in 10 secondi, che superano i 200Km\h, che determinano lo status sociale, un po' come il pavone si differenzia a seconda della livrea del proprio piumaggio. E' questo il mondo che si sta preparando: un mondo nuovo.
Alla faccia dei maiali che sono inferiori a noi esseri umani.

giovedì 23 aprile 2009

Tutti per la sicurezza

Trattare la sicurezza, nell’aprile del 2009, è la cosa più facile che ci sia: basta fare leggi sempre più severe, e avere dei media che riescono a cogliere e a confluire le aspettative della gente. I maestri del nostro tempo, coloro che della giustizia ne hanno fatto un cavallo di battaglia, quelli che oggi incarnano lo spirito della prevenzione e dello sviluppo civile, sono i cinesi e gli iraniani. In quei posti, anche per un piccolo reato, si rischia grosso. Basta esser uno spacciatore d’eroina per finire con un fucile puntato dietro la nuca, basta aver avuto una relazione extraconiugale per aver una corda al collo. Non è facile costruire un mondo come quello cinese in cui tutti sono più sicuri, ma almeno qualcuno ci prova, anzi: ci provano tutti. Tutto il Parlamento ha votato favorevolmente al pacchetto sicurezza. Tutti i partiti del Parlamento fanno della sicurezza uno dei punti di battaglia. Ed è giusto: vogliamo arrivare ad esser una nazione sicura? O ci faremo invadere dalle barbarie? Beh, se i barbari fossero ancora quelli del nord bisognerebbe spalancare le porte e accogliere gli invasori a braccia aperte, ma purtroppo gli invasori mangiano spaghetti e parlano italiano, e hanno tutti un unico pallino: la sicurezza. E che sicurezza!
Avere un ampiezza di vedute lungimirante e dinamica, significa convogliare le proprie risorse essenzialmente in due campi distinti e congruenti: il presente e il futuro. Purtroppo la parola futuro è scomparsa dal vocabolario politico e mediatico, così come sono scomparsi altri termini: istruzione, salute, urbanistica, ambiente. Forse è anche un bene che si riducano le parole, così, invece di stare a sguazzare tra le chiacchiere, si può costruire qualcosa di realmente nuovo, qualcosa di più sicuro. Siamo infatti sicuri che per combattere i delinquenti bisogna prender a modello i cinesi e gli iraniani, e perché no, anche gli Stati Uniti: corruzione azzerata, crimine inesistente, città più sicure.
Ora, è certo che dei provvedimenti vanno presi, delle azioni di contrasto anche, coprire delle falle è doveroso per il fluire del tempo, e su questo non ci piove. Ciò che piove è invece un utilizzo becero e inutile dei temi importanti, un creare spauracchi, tensioni, e paure, un comportamento pericoloso e lesivo nei confronti del progresso, un modo semplicistico di fare le cose; tutti elementi che potrebbero produrre un minimo miglioramento delle condizioni sociali in un breve tempo, ma a lungo andare dove si arriva? Dove andrà a finire il paese? Ognuno è libero di far previsioni.

mercoledì 22 aprile 2009

Summit sul razzismo, o panegirico?

Perché l’hanno chiamato “summit sul razzismo” è un mistero. Avrebbero dovuto chiamarlo “summit pro Israele”, oppure “l’Iran è cattivo, Israele è buono”: certamente sarebbe stato più coerente con la realtà mediatica. E’ strano come in un vertice sul “razzismo” non si parli (i media non ne parlano…) di tolleranza, di non violenza, di pace, di sfruttamento, di prevaricazioni, di uguaglianza, ecc…, dei provvedimenti che si stanno prendendo.
A seguito delle esternazioni del leader iraniano, però, la discussione s’è spostata su Ahmadinejad, relegato, a torto o a ragione, dietro un muro d'ostruzionismo. Ma che senso può avere questo muro? Non sarebbe più logico stare a sentire le critiche, anche infuocate o sbagliate, e cercare di buttare acqua sul fuoco dividendo magari quel poco che è giusto dal quel tanto che è errato? Perché se è vero che l’olocausto sia stato una delle cose più abominevoli della storia dell’umanità, e chiunque lo nega non conosce la storia, è anche vero che c’è un “regime” di propaganda che è deviato in un'unica direzione, un regime che ha abbracciato ormai gran parte del mondo “occidentale”, un regime grazie al quale in pochi, interessati, conoscono la realtà di una terra che non è più di pace, giustizia e condivisione (sempre che lo sia mai stata), ma è di morte, sopraffazione: la legge del più forte ha la meglio, la legge del meglio armato è ancora all’ordine del giorno.
I media intanto ci fanno vedere quello che, nelle loro mire, è più efficace nel non permettere ai propri “utenti” di crearsi un opinione distaccata sugli eventi, di ragionare avendo delle basi solide di cultura, nozioni e discernimento; essi sono parte integrante, e specchio, di quella gente che si riunisce e possiede considerazione e stima esclusivamente nei confronti dei propri colleghi d’affari. Ma la storia è questa: surclassando il terremoto come argomento principe, il raduno sul razzismo è divenuto in breve un panegirico unico verso Israele (*), un attacco unico verso l’Iran: non di certo nei confronti del razzismo e dell’intolleranza, per non parlare dei temi trattati nell’incontro dell’ONU, i quali sono rimasti oscuri alla maggiorparte. Sarebbe inoltre da chiedersi, su quali basi Ahmadinejad avrebbe potuto attaccare verbalmente lo stato israeliano se in Terra Santa ci fosse stato un ambiente di tolleranza, di pace, di giustizia guidato da Israele, un ambiente in cui le prevaricazioni su base militare non fossero esistite, o quanto meno fossero state aliene alle decisioni di Tel Aviv, un luogo in cui la qualità della vita fosse stata garantita a tutti, un posto dove acqua, cibo, casa, sanità e istruzione fossero alla portata di tutti: ma nulla di tutto ciò! Ecco perché gli iraniani continuano ad esser brutti mentre gli israeliani sono buoni, i palestinesi sono terroristi mentre i coloni sono vittime: ha poca importanza poi la realtà delle cose, non ha senso stare farsi un opinione e informarsi da più fonti, l’importante è che la casalinga di Voghera, il manager di Vimercate, l’imprenditore di Varese, possano non accedere a spazi incontaminati nei propri meandri mentali, e siano relegati, nelle proprie conoscenze d’attualità, esclusivamente a quello che scrive il Corriere o a quello che si vede al TG1 (TG5): ovvero la voce dei soliti noti.


(*) Solo per aver nominato Israele, in un contesto del genere, tutto questo blog è d’ora in poi considerato “antisemita”…. un’assurdità, ma è così! …ROFL(?)
C’è da chiedersi, allora, perché tutti quelli che criticano il Vaticano (gli ultimi i belgi) non sono considerati dai “cristiani”, dai media, dai signorotti medioevali, come “anticristiani”, e nemmeno il Vaticano stesso s’è mai sognato, negli ultimi tempi, di definire ad alta voce come “anticristiani” coloro che criticano certe scelte socio-politiche.

giovedì 16 aprile 2009

Annozero: il punto della censura

Il punto.

RAI:
Hanno risposto prontamente alle lamentele dei loro politici, sospendendo Vauro per una vignetta, e costringendo Annozero a una puntata di scuse. Zavoli s’è mostrato di idee sicuramente più aperte, difendendo la libertà d’informazione e cercando di tamponare gli attacchi alla libertà di stampa: probabilmente è stato l’unico ad aver espresso posizioni civili.

PdL:
Tutti uniti contro la libertà, con critiche montate ad hoc e accuse che si ripetono dalla discesa in campo di un sovrano spalleggiato dal mostro mediatico di cui dispone: TV, quotidiani, settimanali e mensili, radio, siti web, e tanti preziosi doni che posson esser distribuiti a suo piacimento. Se non si facessero azioni di questo tipo (finte accuse, utilizzare spauracchi, far leva sull’ignoranza, distrbuire cariche e incarichi) non ci sarebbero nemmeno parlamentari di quello stampo.

PD:
Una parola sola: ambiguità inclinata in una direzione amena al PdL. Alcuni stanno apertamente dalla parte del PdL (anche in tanti dei passati e gratuiti attacchi a Santoro sono presenti elementi del PD), con dichiarazioni praticamente uguali ai vari Schifani e Fini; altri invece, come Franceschini, invitano alla prudenza e al non far prevalere, avendo giuste motivazioni, la pratica della censura su quella della critica. Altri ancora sono praticamente sulla stessa linea dell’IDV o della sinistra extra-parlamentare.

SINISTRA EXTRA-PARLAMENTARE:
Molti hanno manifestato davanti alla RAI, altri, che lì non erano, hanno espresso solidarietà a Santoro, e hanno preso posizione in favore della libertà di satira e d’informazione.

IDV:
La linea non è cambiata rispetto a prima, e rimangono gli unici parlamentari a opporre una chiara e limpida opposizione a quegli esseri curiosi che agiscono con un unico parametro: la forza dell’arroganza, la forza dell’ignoranza.

lunedì 13 aprile 2009

Terremoto: Santoro il cattivone

Periodicamente, con cadenze non programmatiche, il PD e il PdL devono attaccare e screditare Santoro e la sua trasmissione, a guisa che molta gente possa tenere nel proprio cervello un tarlo che stia a ricordarli quanto cattivo e brutto sia il conduttore di Annozero.
Annozero ha avuto il torto di porre critiche e di farsi domande, cose normali per una persona che la ragione ce l’ha per farla funzionare, ma non tanto per molti esseri che vedono il mondo come un continuo lavaggio del cervello in modo da creare una società non tanto dissimile da un branco d’animali, dove l’unico motore che fa ruotare gli ingranaggi sia un insieme di pulsioni e istinti finalizzati a una stagnazione di quella che è la normale evoluzione naturale dell’homo “sapiens”. I nostri amici anelavano a una trasmissione che avesse diffuso le normali immagini che continuano a propinarci i tg e giornali: ovvero crolli, tendopoli e sepolti vivi (situazioni identiche in tutti gli scenari ove avvengono i terremoti), ma il cattivone Santoro, quel mascalzone, distaccandosi dal canovaccio, ha mostrato scene mai apparse sui media: gente disperata che pronuncia invettive contro politici e costruttori, critiche (costruttive) sull’andamento e lo studio dei soccorsi, ecc…, tutte cose che fanno luce sul alcune verità che per molte persone attualmente parlamentari (eccetto per Di Pietro), sono inimmaginabili, come a dire: “ma è possibile che la gente si faccia un’idea più chiara su certi aspetti?” Evidentemente no.
A queste critiche dei due partiti sono seguite quelle della direzione RAI: indovina un po’ che fantasia! Ma c’è ancora qualcuno che vede gli alti dirigenti RAI come avulsi al gioco dei due partiti? C’è qualcuno che ancora non si sia reso conto di come Mediaset e RAI, eccetto per casi come Report, Annozero o Blob, siano ormai cloni di se stessi? Qualcuno nota delle differenze tra i vari tg? In attesa di risposte ci sarà d’aspettare anche per un nuovo attacco a Santoro, che di sicuro non tarderà. Ormai è palese che la strategia è quella: ci si può non far caso una volta, due, tre, anche quattro, ma alla quinta volta, avendo giocato sempre con le stesse carte, è chiara l’intenzionalità e la volontà di voler colpire il giornalista e la sua trasmissione, è chiaro che gli unici argomenti per il terremoto, rimanendo nell’attualità, dovranno essere conformi allo spirito della cronaca nera: distruzione, morti, tendopoli ed eroici soccorsi. Ogni forma di critica, o utilizzo indipendente delle facoltà intellettive, non è tollerato.


PS
Dopo aver effettuato l’integrazione Pasqua e terremoto, ecco oggi l’integrazione meteo-pasquetta-terremoto.

domenica 12 aprile 2009

L'integrazione Pasqua-terremoto

I media ufficiali, quelli delle lobby economiche e dei politici, considerano non di rado i propri utenti come una massa di cerebrolesi da prendere per il culo con servizi e disinformazioni per ritardati. Oggi hanno dato il solito spettacolo unendo due argomenti principe nella cerebrolesione attuale: Pasqua e il terremoto, la prevedibile integrazione tra le due notizie. Ora, Pasqua s’è presentata con la consueta messa papale da S.Pietro (tutti gli anni è la notizia principale, come se la gente non sapesse che in quel giorno si festeggia una data particolare), ma unirla con i soliti servizi sul traffico, con le vacanze degli italiani, col pranzone pasquale (tutte news che comunque i media c’hanno dato ugualmente) poteva disturbare di fronte all’effetto tragedia provocato dal terremoto, ecco dunque il lampo di genio(?): integriamo i due fatti (cosa che avviene regolarmente in tali rare occasioni), ecco dunque che la notizia s’è tramutata in “Pasqua e terremotati”, o “il Papa a Roma, i terremotati in Abruzzo”.
La prevedibilità dei media ufficiali è sempre uguale a se stessa, l’importante è creare degli utenti che non abbiano capacità cognitive, che non abbiano le risorse per poter discernere ciò che è importante da ciò che in realtà non lo è. Non è facile e nessuno si può dire omnisciente, ma se ragionassimo su alcune notizie standard ripetute ciclicamente, come ad esempio Natale, le vacanze estive e pasquali, il traffico, ecc…, e su alcune altre che vengono spinte come drogaggio diarreoso nei cervelli della gente, tipo la cronaca nera, il gossisp, lo sport, il meteo e le ricette, ci renderemmo conto che basterebbe non lasciar andar via la memoria ricordandoci invece che una determinata notizia è sempre uguale da decine d’anni, oppure che un determinato argomento riguarda poche persone, o ancora che certe manifestazioni non portano a un progresso globale e a una evoluzione, ma bensì fanno regredire tanti a uno stato elementare nell’utilizzo delle facoltà mentali.
L’integrazione Pasqua-terremoto ci dimostra, dunque, come una buona percentuale di notizie, e una buona parte nella quantità della cosiddetta informazione, risulta scontata e quindi di poco conto, che i media palesemente ingannano e rimbambiscono i propri telespettatori, e che la ciclicità nel lavaggio cerebrale è un fattore di determinante importanza, e che senza i vari Natale, Pasqua, ferragosto, estate, traffico, vacanze, inverno, ecc…, le notizie si ridurrebbero esclusivamente alla cronaca nera, il gossip, lo sport e il meteo, per tutto l’anno, trecentosessantacinque giorni: almeno così posson variare.

mercoledì 8 aprile 2009

Abruzzo: no agli aiuti!

Berlusconi che rifiuta gli aiuti internazionali per il terremoto in Abruzzo, sembra ricordare la giunta birmana che in conseguenza del ciclone Nargis rifiutò ogni forma d’aiuti internazionali. Queste mosse non nascondono altro che un livello umano non tanto dissimile dai primi ominidi che realizzavano utensili e si nascondevano nelle caverne, protette dalle bestie feroci con focolari posti innanzi l’ingresso del rifugio.
Accettare gli aiuti non è un segno di debolezza, anzi! E’ qualcosa di molto nobile e costruttivo. Perché se oggi siamo noi ad essere aiutati, domani potranno essere i nostri soccorritori ad aver bisogno del nostro aiuto, venendosi così a creare delle relazioni intense e non superficiali tra popoli e nazioni, un sistema di amicizie che prescinde le normali relazioni governative che si basano generalmente sull’economia e le guerre. Ma il premier ha rifiutato, volendo sfruttare ogni minima occasione per diffondere la sua becera propaganda: “gli italiani sono forti, non hanno bisogno d’aiuti”, sembrava ricordarci una frase di quel tipo. Che squallore! Fare elemosina coi soldi degli altri. Perché solo di questo si tratta: avrà dato in beneficenza almeno un milione tra tutti i suoi miliardi di euro? Oppure gli aiuti sono solo quelli dei comuni cittadini che senza garanzie di trasparenza e onestà hanno regalato tramite SMS qualche euro? Verrebbe quasi da dire: “non fate donazioni!, se la vedesse il governo visto che non vuole gli aiuti internazionali”, ma sappiamo tutti quanto in realtà anche gli aiuti dei singoli SMS siano fondamentali, e siano un gesto degno di rispetto. Intanto fuori e dentro le mediatiche sponde continua la giostra delle presenze: Maroni, La Russa, persino la Carfagna (ringraziamo Porta a Porta per averci dato l’opportunità d’aver appreso che anche l’ex show girl s’è impegnata), e chi più ne ha più ne metta.
Il rifiuto degli aiuti però è indicatore di un altro obiettivo: ovvero creare stati chiusi, nazioni chiuse, popolazioni chiuse. Il modello cinese, birmano, russo, e di altri, è esattamente quello: fare in modo che gli unici affari internazionali siano relegati ai soli commerci di organi umani, schiavi, risorse e armi. In più non bisogna sottovalutare come la negazione degli aiuti arriva sull’onda del comportamento allucinante nei confronti della Merkel (la Germania) e degli altri G18 (la famosa attesa nella foto di gruppo): delle gesta chiare e limpide, una dimostrazione di come gli unici modelli possibili sono la chiusura e la blindatura del Paese nei confronti degli altri stati (generalmente verso i più civili e avanzati del nostro, quelli in via di sviluppo invece sono i benvenuti al tavolo delle discussioni: c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare), un sistema di cose in cui ognuno si lava i panni sporchi in casa nascondendo agli altri le peggiori nefandezze, riducendo le nazioni ad agglomerati di schiavi sotto la guida, pregna d’istinti e pulsioni, di esseri per certi versi privi delle “normali” cognizioni “umane”.

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto: una ghiotta occasione?

Ecco un’occasione ghiotta, ecco un evento da coglier al volo. Poco importa se ci sono 10, 20, 40 morti, l’importante è mettersi in mostra. E quindi diamo spazio alla grande giostra dei nostri eroi: visir, ciambellani, giullari, tutti i sudditi del re si mobilitano per mettersi in mostra e farsi vedere. E anche il sultano, nelle sue magnifiche vesti, è pronto a dirigersi verso le zone più colpite: tra scorte e corteo è difficile immaginare che confusione creerà in quelle aree semi-distrutte. Speriamo almeno che i vari governatori e signori del sovrano, nelle loro fortezze possano ospitare agevolmente la nobiltà regale con tutta la scorta di fedeli e membri di corte diretti in Abruzzo.
Per i media è poi una manna piovuta dal cielo: non avranno molto da fare per filtrare e far cernita di notizie inutili (un lavoro che impegna tempo e persone), potranno direttamente sparare quello che vogliono ancora per almeno una settimana, facendo il bollettino dei dispersi e dicendoci quali politicanti si sono diretti nelle zone terremotate, o facendoci sapere come sono bravi quelli della protezione civile.
Comunque per adesso, a poche ore dall’accaduto, è pur logico, e giusto, aspettarsi cronache di questo tipo, ma tra qualche ora? Oppure (cosa improbabile che è pure in contraddittorio con quanto su detto) domani sarà già una notizia da secondo piano? Chissà! Ma una cosa è certa: non verranno trattati temi che riguardano la gestione della sicurezza edile, sia pubblica che privata; oppure sarà questo un argomento appena lambito da qualche pazzo, che dopo una bella strigliata dalla redazione ritornerà a farci la cronaca di quanto sono bravi i nostri politici. Il terremoto è un evento catastrofico, che non conosce distinzioni di razza, classe, età e sesso, colpisce e basta: se stai in un luogo sicuro ti salvi, se stai in un edificio vecchio e instabile farai parte delle macerie; l’unica sicurezza possibile è la conoscenza delle attività geologiche, lo studio e la realizzazione di edifici antisismici, l’ammodernamento strutturale di palazzi e case, tutto il resto è solo la normale e naturale conseguenza del tremore e dei sussulti della superficie terrestre: fenomeni che avvengono probabilmente da qualche miliardo d’anni…


domenica 5 aprile 2009

Media e Gx (2 < x < 557)

Quando si riuniscono in vari Gx (x= 2,4,6,8,10,…,20,…) la situazione mediatica, il clima che si respira, è lo stesso, o quanto meno molto simile, a quello percepito durante le cronache dell’informazione riguardante il Tibet: i cinesi hanno copiato anche questo. Tibetani e “no-global”, nell’accezione comune del ritardo e dell’insufficienza, sono: facinorosi, pericolosi, sobillatori, violenti, terroristi e “inconsapevoli”.
Quando negli anni ’90 s’è rafforzato ed esteso un movimento trasversale di “consapevolezza” globale, chi non gradisce le libertà ed è legato a strutture fisse o dinamicamente stagnanti a guisa di branco, ha capito che non era il caso che questi pseudo-rivoluzionari continuassero a diffondere delle idee così pazzesche (l’evoluzione fa paura a chi non è in grado di accoglierla e capirla). Nuove idee, nuove istanze, nuove soluzioni, nuove “giustizie”, si diffondevano senza controllo andando ad abbracciare le più diverse tipologie di persone: cristiani, induisti, europei, americani, africani, boyscout, squatter, anarchici, missionari, monaci, suore, gruppi ambientalisti, movimenti per i diritti umani, medici, ingegneri, psicologi, operatori sociali, giovani, grandi, vecchi, ecc…, ecc…, insomma: si stava allargando a macchia d’olio, tanto che per poco non si sarebbe diffusa anche a quella fascia di popolazione che restringe il campo dei propri interessi solamente a pochi elementi immediatamente prossimi, e che fa un utilizzo dei media, nuovi e vecchi, ristretto a pochi argomenti: le ricette di nonna Pina, il meteo, il campionato, il grande fratello, qualche filmetto da quattro soldi, psicofarmaci, superalcolici e vino, la disco e i fatti di cronaca rosa e nera. Quando nel 2001 si è arrivati all’incontro di Genova, centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo hanno riempito la città. Riunire il G8 a Genova è stata una coincidenza o una scelta oculata: sta di fatto che un governo improntato al sottosviluppo, una nazione quasi per niente “europeizzata”, si sarebbe dovuto occupare di “tenere a bada” quell’onda gigantesca e, considerando questo substrato, quale occasione migliore per una gestione barbarica e incivile delle manifestazioni? Perché non demonizzare e creare spauracchi? Quale miglior modo di accusare, pestare e sequestrare migliaia d’innocenti a causa di quattro “scoppiati” distruggi-vetrine? Comunque, volenti o nolenti, il risultato è stato uno solo: dal 2001, infatti, ogni volta che i media (compresi i cosiddetti di sinistra tipo Tg3 o Repubblica) trattano di manifestazioni “anti” G7, G8 o G20, (ecc…) fanno leva essenzialmente sul discorso “violenza” e disordini, senza scrivere nemmeno un’acca sul perché quella gente protesta. Certo!, qualche esagitato davvero infrange vetrine (che per una banca sono a costo zero in rapporto al fatturato) o tira pietre alle forze dell’ordine, ma rimangono sempre quattro gatti rispetto al resto dei manifestanti, e anche quando sono in tanti, come purtroppo sta succedendo negli ultimi anni, nessuno mai s’è preso la briga di informare sul motivo di tanta violenza, sulle cause di tanta esasperazione.
Dopo un paio di mesi da Genova, è arrivato l’11 settembre. Su quell’avvenimento Michael Moore ha realizzato un bel film-documentario che cerca di far luce su tanti aspetti scuri che i media zerbinanti e compromessi hanno naturalmente occultato, o hanno lasciato in secondo piano dando spazio solo alle “nozioni” che tanti politicanti sparavano, e sparano ancora. Ed anche in questo caso il risultato è stato uno solo: un nuovo e vecchio spauracchio da combattere, un nuovo nemico che catalizzerà l’attenzione delle masse, un nuovo motivo per far guerre, un occasione per Bush di aprire nuove vie per il petrolio, il gas e il controllo del Medio Oriente: elementi di cui la casalinga di Voghera non sentirà mai parlare.
Comunque, anche tralasciando gli aspetti poco chiari sul modello di Nerone che incendiò Roma accusando i cristiani, oppure su infiltrati che son pagati per esagitare le folle e far saltare vetrine dando la colpa agli ebrei, il risultato è stato buono, la sua efficacia continua a lavar cervelli in giro per il mondo, e il gossip e il grande fratello resteranno ancora fortunatamente in auge. Negli occhi della “casalinga” poche cose saranno impresse, pochi elementi filtrati ad hoc riusciranno a colpire la sua attenzione. Un filtraggio continuo, un’inutile cronaca di guerriglia in cui i “buoni e i cattivi” sono sempre gli stessi, in cui le dinamiche coinvolgono solo degli “spacca-vetrine” con volto coperto e dei poliziotti in super tenuta tecnica anti-sommossa, in cui degli eroi “illuminati” s’impegnano a trovare soluzioni mentre fuori degli sconclusionati fanno solo caos e caciara. Quest’informazione, come già detto sopra, è molto simile a quella che utilizza la Cina nei confronti dei monaci, e non solo, tibetani: chi scende in piazza è un violento, è pericoloso, spacca tutto, tira oggetti alle forze dell’ordine, e rimangono quattro gatti che non porteranno altro che idee cattive. Ma perché protestano, perché scendono in piazza, ha poca importanza: le uniche argomentazioni possibili, quelle che arriveranno alla casalinga di Voghera, sono l’eco delle parole di quelli che si riuniscono nei palazzi blindati a poche centinaia di metri dai dimostranti “terroristi”; le problematiche che in tanti denunciano non son altro che “pensieri” di facinorosi senza senso: ecco perché i media ci aiutano nel filtraggio fornendoci solo le informazioni relative allo sfascio delle vetrine, e a dirci quanto sono stati violenti, o quanto non lo sono stati, i manifestanti.

"Mr. Obamaa..."


Forse quella risulta la scena più comica negli ultimi tempi. Uno show unico e irripetibile. “Mr Obamaa! Mr Obamaa!” quanto a lungo ci ricorderemo di questa gag? Non ci voleva nemmeno tanto a capire che nella classifica di “Vota Antonio” ha surclassato la concorrenza salendo immediatamente ai primi posti. Certo!, qualcuno potrà obbiettare che anche Mrs. Obama ha infranto la “netiquette” ponendo con un gesto affettuoso un braccio sulla divina schiena imperiale, ma la naturalezza e la gentilezza con cui l’ha fatto non sono certo paragonabili a un urlo sguaiato in mezzo alla discrezione e al vociare leggero che probabilmente si respirava in quelle stanze.
Per fortuna non si può dire che sia il classico esempio di “italianismo” cafone sulla scia di “pizza, mafia e mandolino”, in quanto l’educazione e l’autocontrollo sono un qualcosa di trasversale a tutto il genere umano. No!, lì si trattava solamente di uno dei personaggi più incredibili degli ultimi decenni, che non poteva non scegliere (sempre che l’abbia scelto) di realizzare una delle scenette più divertenti degli ultimi anni: di gran lunga meglio del “cucù” alla Merkel. Se a ogni raduno potessimo godere di tanto gaudio, sicuramente in molti auspicherebbero randevù e meeting più di frequente, cercando di far incontrare almeno tre persone fisse alla vola: la regina d’Inghilterra, il capellone d’Italia, e naturalmente “Mr. Obamaa”.

venerdì 27 marzo 2009

Sicurezza stradale: media e politica

L’arrivo della stagione calda, e l’allungarsi delle giornate, provoca effetti che non tutti sono in grado di percepire, e fa si che alcuni fenomeni sociali intensifichino la propria attività. Tra questi il più pesante è quello degli incidenti stradali. Dati incontrovertibili dell’ISTAT dimostrano come il numero d’incidenti stradali aumenti d’estate. Questo a causa di diversi fattori, alcuni riscontrabili matematicamente, altri semplici illazioni in quanto la scienza moderna ancora non studia certe fenomenologie umane e sociali: ad esempio maggiore esposizione alla luce, temperature maggiori, macchie e radiazioni solari, particelle cariche elettronicamente, pollini, ecc…. Ma la causa principale è forse la seguente: un numero maggiore di auto in circolazione, sia di giorno (allungato rispetto all’inverno) che di notte, e un numero maggiore di persone che durante la stagione calda utilizza l’auto.
La stragrande maggioranza di questi incidenti probabilmente è evitabile, e pensandoci bene, oltra ad alcuni già in uso, bastano pochi accorgimenti per migliorare la sicurezza delle strade: auto meno potenti, auto di dimensioni più ridotte, strumenti elettronici che regolano la guida , sistemi che filmano e rilevano il mancato rispetto del codice della strada (scatola nera e altro), piani educativi e mediatici rivolti a tutta la popolazione. Ma la politica, supportata dalla solita attività zerbinante dei media, per adesso non prende in considerazione quelle misure, anche perché ci vorrebbe un coordinamento di tutti i principali governi mondiali (o quanto meno di tutta l’Europa), e relega il problema della sicurezza stradale a due soli argomenti: i giovani, e i drogati. Anche le ultime norme che stanno portando avanti sono relative a quelle due categorie. Un passetto avanti si è avuto con l’iniziare a parlare di scatola nera all’interno delle automobili, ma questa briciola per costruire delle fondamenta su un discorso serio sull’argomento, crolla quando leggiamo il resto dei nuovi provvedimenti e le solite chiacchiere sulla guida in stato d’ebbrezza e sui giovani (attaccare i più indifesi è sempre facile). Questi hanno raggiunto il parossismo circense non tanto con le misure sulle fasce più in erba della popolazione, misure sempre uguali a se stesse, ma con ancor più incredibili e allucinanti psicopatologie della nuova era moderna: se un individuo guida ubriaco fradicio, non riuscendo a biascicare una parola, non reggendosi in piedi, non provocando però incidenti, non starà il carcere al contrario di un altro che magari ha fatto solo un tiro a uno "spinello", non ha provocato incidenti, e nella realtà delle cose risulta pressoché lucido.
L’inasprimento delle pene per i guidatori sotto l’effetto di droghe illegali o legali [*], e il relegare il problema degli incidenti solo a giovani neopatentanti, o al massimo camionisti stanchi, è una vecchia solfa che tutti si sorbiscono bevendo la solita diarrea dal calice dell’ignoranza e degli affari. Le statistiche ISTAT rilevano come solo una piccola parte d’incidenti è dovuta a guida in stato d’ebbrezza (nel 2005 era il 2%), solo una minima parte avvengono durante il fine settimana: certo, magari questo tipo di sinistri risultano più gravi, ma basta guardarci in giro, anche senza nessuna statistica, per renderci conto di come a guidare come bestie non bisogna esser né giovani, né donne, né camionisti, né sotto l’effetto di droghe illegali o meno.
Ma i media zerbinanti, la totalità in questo caso, non si pongono questioni, non si domandano il perché delle cose, non propongono interrogativi, soluzioni o “consigli” ai politici: il problema degli incidenti sulla strada sono i giovani e i drogati. La potenza delle auto, che ormai quasi tutte, anche le utilitarie, raggiungono i 100Km/h in pochissimi secondi, le dimensioni delle stesse, l’ignoranza culturale e civile dei guidatori (in Italia la maggior parte), il non rispetto continuo del codice della strada (velocità, distanze di sicurezza, indicatori di direzione, ecc…), non sono problemi, non sono la causa: dunque non parliamone proprio. E quando si dice “proprio” lo si dice sul serio: qualcuno ha mai visto un TG, o ha mai letto un giornale, dove sono citati questi punti? Mai!, il problema sono i giovani, e gli ubriachi. Ecco perché tutte le norme e le leggi fino ad oggi applicate non sono servite quasi a niente; ecco perché ancora oggi ci troviamo con una quindicina di morti al giorno (senza considerare paralitici e feriti); ecco perché, ancora oggi, l’unica soluzione proposta sono posti di blocco con l’unico intento di trovare “psicoattivi” (chi più chi meno), o al massimo di rilevare la velocità ; ecco perché ci si scorda spesso che c’è gente che si beve una bottiglia di vino e guida perfettamente, altri invece che senza nemmeno aver toccato un Mon Cheri guidano come cani (nel senso stretto della parola).
Ma il mondo è questo: finché non ci saranno sistemi automatizzati che tolgono dalle mani dell’uomo la possibilità di decidere la propria andatura in maniera non coscienziosa e di non rispettare il codice, finché non faranno auto più piccole e meno potenti (che quindi inquinano anche di meno: uniamo l’utile a “dilettevole”), finche le forze di polizia non potranno sanzionare solo e solamente chi commette infrazioni alla guida, finché media e politica non saranno civilizzati, ci troveremo sempre in questo medioevo stradale, in questa strage senza fine.


[*]
Tra le legali l'unica che viene cercata nelle analisi chimiche è l'alcool.

mercoledì 25 marzo 2009

Un modello di riferimento per tanti italiani

Se ci fosse stata un opposizione, durante gli anni di governo in cui questa ha esercitato il proprio potere, avrebbe di sicuro votato una legge sul conflitto d’interessi, ma come sappiamo ciò non è mai avvenuto. Ed è per le stesse spinte (P2, ex-democristiani, socialisti o amichetti vari) che quando erano al governo, qualcuno provò a proporre una delle leggi che molti parlamentari avrebbero immediatamente approvato, ma che a causa della posizione geografica e politica in Europa, non hanno potuto portare a termine. Una di queste è la legge antiweb di Levi-Prodi, che è citata addirittura su wikipedia. Poi c’ha provato un altro che al governo non stava, a dimostrazione di come sono tutti della stessa "compagnia", ovvero D’Alia dell’UDC. L’UDC è un partito allucinante di quattro gatti, che ha voti essenzialmente in Sicilia (regione in cui i vari “don” ancora comandano), e dalla cui isola arrivano sul suddetto partito essenzialmente notizie giudiziarie.
I nostri politici smaniano, si sentono eccitati, attratti, hanno voglie stuzzichevoli, il loro modello di civiltà è di una luce intensa, li illumina come una luna in una notte serena, vorrebbero afferrarla ma non riescono mai a toccarla. Eppure, oggi che le vecchie vie non sono più in uso, arrivare in Cina è un gioco da ragazzi, raggiungerla una questione di poche ore, ma c’è sempre questa maledetta Europa, ci sono sempre quei pazzi del Nord America con le loro teorie assurde sulla libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di stampa. Allora buttiamoci verso la Russia! Ma la Cina è meglio della Russia. Nella terra di Putin i giornalisti sono costretti ad ammazzarli, ma il web rimane per lo più immacolato. In Cina invece no, stanno più avanti. E’ quello un modello di riferimento per tanti uomini di potere italiani, ineguagliabile: "Magari potessimo fare le stesse condanne a morte che fanno in Cina!” commenterebbero in tanti. “Perché lì non dicono niente se la gente non ha libero accesso all’informazione?” penserebbero altri. La terra del comunista Mao ha finalmente spopolato anche tra i detrattori del comunismo, una sfilza di miscredenti che per anni hanno infangato russi e cinesi, e sono andati avanti nella loro carriera da sottosviluppati con lo spauracchio comunista, e che adesso guardano e si aprono al modello cinese: un sistema giusto che nobilita il genere umano e lo fa espandere al di fuori dei confini della scienza e dell’arte.
Ma purtroppo la Cina non è l’Italia, ancora devono passare anni prima che il governo italiano, o il Re, possa finalmente eliminare, con lo schioccare delle dita, non solo YouTube, ma tutto il web; non siamo pronti per poter finalmente agire come la stragrande maggioranza di una certa tipologia di persone vorrebbe: la terra della muraglia sta un passo avanti a noi, ma per adesso non la raggiungiamo. Ma non disperiamoci: tra i nostri politici che non fanno parte del PdL (comunque per non esser da meno l'attuale governo si sta attrezzando) , ci starà sempre qualcuno pronto per limare strumenti scomodi come YouTube, i blog, i forum, e il web in genere. E se qualche cinico provocatore in teoria può azzardare l’ipotesi che censurare YouTube non ha molto senso perché tanto la maggior parte dei video, e degli utenti, lì presenti, sono il frutto di una cerebrocondizione indotta o volontaria e dell’indifferenza, la risposta è presto data: ci potrebbe essere sempre qualcuno non omologato, come d’altronde stanno, che potrebbe, a causa di connessione neurali più complesse, influire negativamente sul resto degli users. Insomma, come il governo cinese insegna, è meglio tagliare tutto che non correr il rischio di trovarci davanti scomode verità difficilmente rintracciabili e cancellabili, o ancora più grave, il rischio di lasciar troppo spazio di pensiero ai “cervelli connessi”, lasciarli liberi di interpretare e giudicare, di staccarli per un attimo dai soliti prodotti cerebrolesivi che molti uomini di potere vorrebbero diffondere a tutto il genere umano.

domenica 22 marzo 2009

Il TG3 segue lo scioglimento di AN...

Perché il TG3, notoriamente accusato di essere di sinistra, ha dato tanto spazio alla fusione di AN nel nuovo partito del Sovrano? Di Bella non è un uomo di sinistra? Oppure alle spalle della sinistra ci sono elementi che non hanno mai abbandonato i vecchi compagni della P2 e della DC? Sono due giorni che tutti i TG danno questa notizia come la più rilevante negli ultimi mesi, un passo fondamentale per il Paese: e anche il TG3 non è da meno. Ma se ci addentrassimo nei meandri della realtà e della storia, ci accorgeremmo facilmente di come il partito di Fini si sia unito a quello del monarca ormai da anni, altrimenti non avremmo avuto l’ex condottiero come presidente della Camera, e candidato ideale, per moderazione e apertura (LOL), alla presidenza del consiglio per un futuro Regno d’Italia. Non avremmo nemmeno avuto un AN-PdL senza l’apporto mediatico del Sultano: chi si dimentica ad esempio di come Striscia un tempo tempestava di pungenti critiche e “satira” Fini&Co., e da un giorno all’altro ha attuato gli stessi pesi e le stesse misure che utilizza per Forza Italia?
Così il TG3, quella banda di comunisti, invece di dare il giusto spazio a una notizia che d’importante e rilevante non ha molto, invece relegarla a prima notizia, come magari è anche giusto che sia, per un giorno solo, gli hanno dedicato due giorni di gloria e fausti, di considerazioni, commenti e interviste. Lo scioglimento di AN va seguito, va amplificato, bisogna finalmente scrostarsi da quelle illazioni che in molti farebbero riguardo al vero spirito di libertà e progresso, non solo della vecchia “Alleanza”, ma di tutto il nuovo “Partito”; bisogna considerare questa nuova formazione (il PdL) come funzionale allo sviluppo di questa nazione, di questa popolazione, insomma: bisogna esser tutti amici, cancellare le vecchie ruggini dimenticando e facendo finta di niente, e prostrarsi umilmente al sovrano. Ma saranno vere queste illazioni?
E’ difficile dire quanto ci sia di buonafede in queste dinamiche, ma è facile rilevare come l’informazione, per seguire la “concorrenza”, si ritrovi a produrre pessimi prodotti culturali, e ad appiattirsi a un livello davvero mediocre, sminuendo tra l’altro anche il proprio lavoro.