domenica 29 novembre 2009

No global: 10 anni normali e civili

Considerazioni su “No global, dieci anni dopo”: articoli comparsi in Repubblica del 29 novembre 2009, sui cosiddetti “no global” a 10 anni dalla cosiddetta nascita a Seattle il 30 novembre 1999.
Buoni articoli, ma incompleti.
Manca in primis tutto l’aspetto degli accordi sottobanco. Già la storia ci insegnò a considerare l’incendio di Roma come un attacco di Nerone verso le prime comunità cristiane, in modo da incolpare altri del proprio dolo: grazie al quale poté costruire, in perfetto stile Forbes, il suo castello d’avorio: la Domus Aurea. Negli articoli manca la realtà di una diarrea sotterranea che permea tante collusioni e interessi. Non bisogna mai sottovalutare, o escludere dalla storia attuale, le forze sotterranee, e non bisogna mai dimenticare che esistono accordi e operazioni celate ad occhi estranei, le attività segrete: uno dei più grossi limiti dei paesi cosiddetti democratici. Tanti testimoni hanno evidenziato (e queste sono notizie diffuse dai media ma spesso dimenticate) che durante il G8 di Genova sono state spaccate vetrine sotto gli occhi “vigili” di forze dell’ordine con le braccia conserte a pochi metri di distanza, oppure di black block che, dopo aver sfasciato qualcosa, andavano a confabulare con assembramenti dei tutori delle leggi repubblicane. Ci sono state anche inchieste sull’organizzazione della sicurezza pubblica, sulle dinamiche degli avvenimenti (un caso per tutti l’omicidio di Carlo Giuliani: essenzialmente dovuto ad una camionetta rimasta isolata e facile preda degli ”assalitori”), su come comportarsi e agire di fronte a quel mare voluminoso e variegato.
Inoltre negli articoli di Repubblica non è stato trattato il discorso della scelta di Genova, anche da un punto di vista urbanistico, come ospitante nel 2001: probabile comunque che sia stata solo una casualità l’organizzazione di un G8 come quello (ultima marcia “copiosa”, cosa che già si sapeva in anticipo, del popolo neoglobal) in un paese, l’Italia, che aveva appena eletto Berlusconi e il suo gruppo di vassalli, tirapiedi, fascistoidi e mafiosi; posto ideale, anche da un punto di vista storico, sociale e geografico (a metà tra Nord Europa e altro), per una repressione violenta in stile Sud America, un luogo non di rado plasmato da intrighi, media asserviti, società deviate (deviate dall’evoluzione umana) e anelanti golpisti mai soddisfatti di appartenere all’Homo Sapiens ma desiderosi di tornare ad un’età pseudo primitiva (perché probabilmente i cosiddetti uomini primitivi erano già più evoluti). Il G8 di Genova ha definitivamente creato in molte menti della società la relazione diretta tra “no global” e violenza: da lì in poi ogni manifestazione etichettata come “no global” è divenuta uno spazio "giornalistico" per far sapere all’opinione pubblica se ci sono state violenze da parte dei partecipanti, escludendo quindi le motivazioni profonde e vere della manifestazione stessa.
Manca poi tutto il discorso dell’attentato del 2001 al WTC, che ha stroncato ogni forma di elevazione mentale e umana, riducendo il tutto a buoni e cattivi, terroristi e difensori della libertà, incivili e civili. Attentato al seguito del quale si sono organizzate due guerre, si è spostata l’attenzione mediatica e molta gente ha iniziato ad essere formattata con nuovi dati (contemporaneamente allo sfacelo dei propri diritti e all’annientamento delle proprie risorse mentali).
In pratica un discorso sui 10 anni dei cosiddetti “no global”, senza considerare gli accordi segreti, il G8 di Genova e l’attentato dell’11 Settembre 2001, è un discorso leggermente carente e lacunoso, e anche se è fatto bene ed è ricco di verità rischia di essere un discorso a 270°.

venerdì 20 novembre 2009

L'acqua amara di Repubblica

Repubblica è uno di quei giornali che considera i propri lettori in diverse maniere: da una parte li vuole educare o, nella migliore delle ipotesi, informare, dall’altra li stima come una massa di handicappati utili solo a massimizzare i profitti.
Dopo che per giorni la notizia della privatizzazione dell’acqua già circolava, rimbalzava e si era fatta strada anche tra i titoli del TG3, Repubblica ha sorvolato sul fattaccio non dando spazio a un provvedimento così aberrante. Solo due giorni fa, mercoledì, quando il decreto blindato è arrivato in Parlamento, ha spiattellato in prima una bella foto con un bicchiere d’acqua, e un titoletto che rimandava a pagina 32: quella della sezione “Economia, Finanza e Mercati”. Ieri è andata un po’ meglio: anche se in prima non c’era nulla, ha dedicato un paio di pagine, occupate per due terzi da spazi pubblicitari, nella sezione “Economia e Politica”. Forse erano meglio le vicende sessuali del premier e le dieci domande, per il ritardo intellettivo, con le quali ha invaso l’Italia per mesi. O forse erano meglio 10 domande sul conflitto d’interessi, sui rapporti mafia-politica, sui diritti umani, ecc. ecc… Peccato: anche per i tanti bravi giornalisti che ivi lavorano.
Forse bisogna ricordare una cosa: se una Repubblica, una nazione, tradisce la verità, il progresso, i diritti, la libertà, sarà una povera monca indotta a bere acqua amara, nella quale sarà stata versata una buona dose di polvere presa direttamente dai più bassi strati del genio umano. Quindi un consiglio agli amici di Repubblica: se non volete spargere amarezza, gonfiore di fegati, avvizzimento del creato della mente, siate coerenti con la vostra missione principale (sperando che la secondaria, l’informazione, possa emergere) e smettetela di criticare (soprattutto sulle vicende sessuali) le vostre “pseudo” controparti: per primo Berlusconi.