domenica 22 marzo 2009

Il TG3 segue lo scioglimento di AN...

Perché il TG3, notoriamente accusato di essere di sinistra, ha dato tanto spazio alla fusione di AN nel nuovo partito del Sovrano? Di Bella non è un uomo di sinistra? Oppure alle spalle della sinistra ci sono elementi che non hanno mai abbandonato i vecchi compagni della P2 e della DC? Sono due giorni che tutti i TG danno questa notizia come la più rilevante negli ultimi mesi, un passo fondamentale per il Paese: e anche il TG3 non è da meno. Ma se ci addentrassimo nei meandri della realtà e della storia, ci accorgeremmo facilmente di come il partito di Fini si sia unito a quello del monarca ormai da anni, altrimenti non avremmo avuto l’ex condottiero come presidente della Camera, e candidato ideale, per moderazione e apertura (LOL), alla presidenza del consiglio per un futuro Regno d’Italia. Non avremmo nemmeno avuto un AN-PdL senza l’apporto mediatico del Sultano: chi si dimentica ad esempio di come Striscia un tempo tempestava di pungenti critiche e “satira” Fini&Co., e da un giorno all’altro ha attuato gli stessi pesi e le stesse misure che utilizza per Forza Italia?
Così il TG3, quella banda di comunisti, invece di dare il giusto spazio a una notizia che d’importante e rilevante non ha molto, invece relegarla a prima notizia, come magari è anche giusto che sia, per un giorno solo, gli hanno dedicato due giorni di gloria e fausti, di considerazioni, commenti e interviste. Lo scioglimento di AN va seguito, va amplificato, bisogna finalmente scrostarsi da quelle illazioni che in molti farebbero riguardo al vero spirito di libertà e progresso, non solo della vecchia “Alleanza”, ma di tutto il nuovo “Partito”; bisogna considerare questa nuova formazione (il PdL) come funzionale allo sviluppo di questa nazione, di questa popolazione, insomma: bisogna esser tutti amici, cancellare le vecchie ruggini dimenticando e facendo finta di niente, e prostrarsi umilmente al sovrano. Ma saranno vere queste illazioni?
E’ difficile dire quanto ci sia di buonafede in queste dinamiche, ma è facile rilevare come l’informazione, per seguire la “concorrenza”, si ritrovi a produrre pessimi prodotti culturali, e ad appiattirsi a un livello davvero mediocre, sminuendo tra l’altro anche il proprio lavoro.

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