Perché il TG3, notoriamente accusato di essere di sinistra, ha dato tanto spazio alla fusione di AN nel nuovo partito del Sovrano? Di Bella non è un uomo di sinistra? Oppure alle spalle della sinistra ci sono elementi che non hanno mai abbandonato i vecchi compagni della P2 e della DC? Sono due giorni che tutti i TG danno questa notizia come la più rilevante negli ultimi mesi, un passo fondamentale per il Paese: e anche il TG3 non è da meno. Ma se ci addentrassimo nei meandri della realtà e della storia, ci accorgeremmo facilmente di come il partito di Fini si sia unito a quello del monarca ormai da anni, altrimenti non avremmo avuto l’ex condottiero come presidente della Camera, e candidato ideale, per moderazione e apertura (LOL), alla presidenza del consiglio per un futuro Regno d’Italia. Non avremmo nemmeno avuto un AN-PdL senza l’apporto mediatico del Sultano: chi si dimentica ad esempio di come Striscia un tempo tempestava di pungenti critiche e “satira” Fini&Co., e da un giorno all’altro ha attuato gli stessi pesi e le stesse misure che utilizza per Forza Italia?
Così il TG3, quella banda di comunisti, invece di dare il giusto spazio a una notizia che d’importante e rilevante non ha molto, invece relegarla a prima notizia, come magari è anche giusto che sia, per un giorno solo, gli hanno dedicato due giorni di gloria e fausti, di considerazioni, commenti e interviste. Lo scioglimento di AN va seguito, va amplificato, bisogna finalmente scrostarsi da quelle illazioni che in molti farebbero riguardo al vero spirito di libertà e progresso, non solo della vecchia “Alleanza”, ma di tutto il nuovo “Partito”; bisogna considerare questa nuova formazione (il PdL) come funzionale allo sviluppo di questa nazione, di questa popolazione, insomma: bisogna esser tutti amici, cancellare le vecchie ruggini dimenticando e facendo finta di niente, e prostrarsi umilmente al sovrano. Ma saranno vere queste illazioni?
E’ difficile dire quanto ci sia di buonafede in queste dinamiche, ma è facile rilevare come l’informazione, per seguire la “concorrenza”, si ritrovi a produrre pessimi prodotti culturali, e ad appiattirsi a un livello davvero mediocre, sminuendo tra l’altro anche il proprio lavoro.
E’ difficile dire quanto ci sia di buonafede in queste dinamiche, ma è facile rilevare come l’informazione, per seguire la “concorrenza”, si ritrovi a produrre pessimi prodotti culturali, e ad appiattirsi a un livello davvero mediocre, sminuendo tra l’altro anche il proprio lavoro.
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