mercoledì 22 aprile 2009

Summit sul razzismo, o panegirico?

Perché l’hanno chiamato “summit sul razzismo” è un mistero. Avrebbero dovuto chiamarlo “summit pro Israele”, oppure “l’Iran è cattivo, Israele è buono”: certamente sarebbe stato più coerente con la realtà mediatica. E’ strano come in un vertice sul “razzismo” non si parli (i media non ne parlano…) di tolleranza, di non violenza, di pace, di sfruttamento, di prevaricazioni, di uguaglianza, ecc…, dei provvedimenti che si stanno prendendo.
A seguito delle esternazioni del leader iraniano, però, la discussione s’è spostata su Ahmadinejad, relegato, a torto o a ragione, dietro un muro d'ostruzionismo. Ma che senso può avere questo muro? Non sarebbe più logico stare a sentire le critiche, anche infuocate o sbagliate, e cercare di buttare acqua sul fuoco dividendo magari quel poco che è giusto dal quel tanto che è errato? Perché se è vero che l’olocausto sia stato una delle cose più abominevoli della storia dell’umanità, e chiunque lo nega non conosce la storia, è anche vero che c’è un “regime” di propaganda che è deviato in un'unica direzione, un regime che ha abbracciato ormai gran parte del mondo “occidentale”, un regime grazie al quale in pochi, interessati, conoscono la realtà di una terra che non è più di pace, giustizia e condivisione (sempre che lo sia mai stata), ma è di morte, sopraffazione: la legge del più forte ha la meglio, la legge del meglio armato è ancora all’ordine del giorno.
I media intanto ci fanno vedere quello che, nelle loro mire, è più efficace nel non permettere ai propri “utenti” di crearsi un opinione distaccata sugli eventi, di ragionare avendo delle basi solide di cultura, nozioni e discernimento; essi sono parte integrante, e specchio, di quella gente che si riunisce e possiede considerazione e stima esclusivamente nei confronti dei propri colleghi d’affari. Ma la storia è questa: surclassando il terremoto come argomento principe, il raduno sul razzismo è divenuto in breve un panegirico unico verso Israele (*), un attacco unico verso l’Iran: non di certo nei confronti del razzismo e dell’intolleranza, per non parlare dei temi trattati nell’incontro dell’ONU, i quali sono rimasti oscuri alla maggiorparte. Sarebbe inoltre da chiedersi, su quali basi Ahmadinejad avrebbe potuto attaccare verbalmente lo stato israeliano se in Terra Santa ci fosse stato un ambiente di tolleranza, di pace, di giustizia guidato da Israele, un ambiente in cui le prevaricazioni su base militare non fossero esistite, o quanto meno fossero state aliene alle decisioni di Tel Aviv, un luogo in cui la qualità della vita fosse stata garantita a tutti, un posto dove acqua, cibo, casa, sanità e istruzione fossero alla portata di tutti: ma nulla di tutto ciò! Ecco perché gli iraniani continuano ad esser brutti mentre gli israeliani sono buoni, i palestinesi sono terroristi mentre i coloni sono vittime: ha poca importanza poi la realtà delle cose, non ha senso stare farsi un opinione e informarsi da più fonti, l’importante è che la casalinga di Voghera, il manager di Vimercate, l’imprenditore di Varese, possano non accedere a spazi incontaminati nei propri meandri mentali, e siano relegati, nelle proprie conoscenze d’attualità, esclusivamente a quello che scrive il Corriere o a quello che si vede al TG1 (TG5): ovvero la voce dei soliti noti.


(*) Solo per aver nominato Israele, in un contesto del genere, tutto questo blog è d’ora in poi considerato “antisemita”…. un’assurdità, ma è così! …ROFL(?)
C’è da chiedersi, allora, perché tutti quelli che criticano il Vaticano (gli ultimi i belgi) non sono considerati dai “cristiani”, dai media, dai signorotti medioevali, come “anticristiani”, e nemmeno il Vaticano stesso s’è mai sognato, negli ultimi tempi, di definire ad alta voce come “anticristiani” coloro che criticano certe scelte socio-politiche.

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