martedì 2 marzo 2010

Decreto Romani su Internet

In tanti piangono per la libertà della magistratura, e hanno ragione: è sacrosanto. Ma altrettanto sacrosanto dovrebbe esser il ribadire un concetto: in Italia ci sono migliaia di leggi (molte liberticide) al contrario di quel che avviene in altri paesi. Questo in gran parte dipende dai politici e da chi governa: in tutti i suoi settori. Leggi confuse, un minestrone di parole, sottoparole, doppi sensi e commi resi tali solo per una volontà inconscia di accomodare più ridde possibili.
Ed ecco un’ennesima legge. Ecco una nuova legge nata forse per far chiudere il web, per renderlo un luogo sterile e morto alla stregua della TV: dove quelle poche pozze d’acqua vengono costantemente inquinate o ricoperte di terra: c’è sempre qualcuno che spinge per l’arido. Una nuova legge nata da chi vorrebbe trasformare la Rete, i siti, in una grossa TV.
Di seguito un passo ambiguo, all’interno della normativa (da Punto-Informatico.it), che cerca di definire in maniera “chiara” cosa si intende per "servizio media audiovisivo" (ovvero siti da trasformare in stile TV con censure, autorizzazioni, controlli del regime in atto, magagne):

- il cui obiettivo principale [dei siti paragonabili alle TV] è la fornitura di programmi al fine di informare, intrattenere o istruire il grande pubblico -
Obiettivo “principale”? Chi e come si definiscono allora quelli secondari o “terziari”?


Sotto invece le parole che il legislatore usa per determinare i siti che non rientrerebbero nelle spire della piovra:

- i servizi prestati nell'esercizio di attività precipuamente non economiche e che non sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva -
Chi e come si determina quando finisce o inizia un’attività “precipuamente” economica? E poi: qual è la “concorrenza con la radiodiffusione televisiva”?

- i servizi la cui finalità principale non è la fornitura di programmi -
Chi e come si definisce “la finalità principale”? E soprattutto: come e quando si può definire un “programma”? Si dovrebbe pensare forse a concetti altrettanto plasmabili e astratti come “informare, intrattenere o istruire il grande pubblico”?

- i servizi nei quali il contenuto audiovisivo è meramente incidentale e non ne costituisce la finalità principale -
“Meramente incidentale”? Ma è una presa per i fondelli? Immediatamente vien da pensare anche un’altra cosa: i videoblogger, i grafici, i video musicali, i corti e i film, anche se autoprodotti e diffusi ondine, sono da considerarsi alla stregua delle TV?

Su tutto ciò si può aggiungere una chiosa: le anime all’interno dell’Europa, visto che il tutto è nato dalla volontà, per certi versi stravolta, di regolamentazione europea, sono più o meno come quelle italiane, non per niente l’Italia fa parte dell’Europa, ma qui nello stivale c’è spesso quel tocco maccheronico in più che rende tutti più felici. Una speranza per il “Nobel della Pace” a Internet? Dipende tutto dalla libertà.


PS
Il top of the top rimane comunque la citazione in George Orwell Style che i membri del Partito Interno hanno scritto:

-i siti internet che contengono […]un prodotto o a un servizio non audiovisivo […]
f) i giochi d'azzardo con posta in denaro

Che dire: ROFL!

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