venerdì 20 novembre 2009

L'acqua amara di Repubblica

Repubblica è uno di quei giornali che considera i propri lettori in diverse maniere: da una parte li vuole educare o, nella migliore delle ipotesi, informare, dall’altra li stima come una massa di handicappati utili solo a massimizzare i profitti.
Dopo che per giorni la notizia della privatizzazione dell’acqua già circolava, rimbalzava e si era fatta strada anche tra i titoli del TG3, Repubblica ha sorvolato sul fattaccio non dando spazio a un provvedimento così aberrante. Solo due giorni fa, mercoledì, quando il decreto blindato è arrivato in Parlamento, ha spiattellato in prima una bella foto con un bicchiere d’acqua, e un titoletto che rimandava a pagina 32: quella della sezione “Economia, Finanza e Mercati”. Ieri è andata un po’ meglio: anche se in prima non c’era nulla, ha dedicato un paio di pagine, occupate per due terzi da spazi pubblicitari, nella sezione “Economia e Politica”. Forse erano meglio le vicende sessuali del premier e le dieci domande, per il ritardo intellettivo, con le quali ha invaso l’Italia per mesi. O forse erano meglio 10 domande sul conflitto d’interessi, sui rapporti mafia-politica, sui diritti umani, ecc. ecc… Peccato: anche per i tanti bravi giornalisti che ivi lavorano.
Forse bisogna ricordare una cosa: se una Repubblica, una nazione, tradisce la verità, il progresso, i diritti, la libertà, sarà una povera monca indotta a bere acqua amara, nella quale sarà stata versata una buona dose di polvere presa direttamente dai più bassi strati del genio umano. Quindi un consiglio agli amici di Repubblica: se non volete spargere amarezza, gonfiore di fegati, avvizzimento del creato della mente, siate coerenti con la vostra missione principale (sperando che la secondaria, l’informazione, possa emergere) e smettetela di criticare (soprattutto sulle vicende sessuali) le vostre “pseudo” controparti: per primo Berlusconi.

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